L’autrice di questo romanzo è una studiosa conoscitrice dei culti pagani e custode di molti degli antichi saperi che le streghe bianche si tramandano di generazione in generazione.

Molti di voi dopo aver letto quest’affermazione si staranno chiedendo se questo è uno scherzo visto che, come ci hanno insegnato a scuola, le streghe non esistono e sono solo personaggi inventati dagli scrittori per popolare le loro fiabe.

In realtà dietro quest’affermazione si cela una parte di verità e una parte di “verità romanzata”.

Le streghe sono state dipinte durante il corso della storia come donne cattive che dedicano la loro esistenza ai malefici e alle pozioni magiche, magari anche brutte, vecchie e zitelle.

Questa è un po’ la versione fiabesca della strega che viene continuamente riproposta dal cinema e dalla letteratura ma in realtà le streghe non si occupano di magia, o quantomeno non di quella paccottiglia da illusionista che viene spacciata come magia.

La magia è la scintilla divina che è in ognuno di noi, negli elementi e nell’universo e le streghe sono soltanto persone che affinano più di altre una particolare sensibilità verso questo magnetismo che permea tutto l’universo.

Niente alambicchi e pozioni. Quella è roba che funziona solo al cinema.

Titania Hardie è una di loro e per quanto qualcuno di voi possa rimanere scettico e dubbioso posso dimostrarvi che strega lo è sul serio visto che è riuscita in una vera magia: scrivere questo romanzo.

La Hardie usa le parole come un pennello per dipingere sulle pagine del suo romanzo come su una tela dove il lettore scorge, addentrandosi nella lettura, una meravigliosa serie di albe e tramonti che colorano le dolci campagne senesi e cosa ancor più emozionante, a tratti sembra quasi di sentire sul viso il soffio del vento, uno dei grandi protagonisti del romanzo della nostra strega inglese.

Da un punto di vista stilistico è interessante la tecnica che usa la Hardie per sdoppiare la narrazione su due piani temporali, uno nel passato e uno nel presente, che legano i personaggi ai luoghi descritti nel romanzo ma in epoche diverse.

La protagonista del romanzo Maddie si ritrova ad un certo punto della sua esistenza, dopo aver perso una persona a lei molto cara, in Toscana in un luogo incantato alla ricerca delle proprie origini; ed è proprio li che scopre l’affascinante storia del giardino degli unicorni realizzato secoli prima da una sua antenata…

La Hardie alla fine del libro dichiara in una nota di essersi ispirata al lavoro di Charles G. Leland, “Canti di Aradia. Il vangelo delle streghe italiane” per definire i tratti salienti di una delle protagoniste del suo romanzo; quelli che hanno letto il libro di Leland, compreso il sottoscritto, parlano di un testo che raccoglie miti e leggende sulla religione pagana e le streghe che l’autore sarebbe riuscito a raccogliere e mettere insieme grazie all’aiuto di una misteriosa ragazza di nome Maria Maddalena che lo avrebbe collaborato nel faticoso lavoro di ricerca.

Gli scrittori spesso amano costruire intorno al proprio lavoro una forma di mistero che spesso sconfina nella leggenda.

Ma come tutti voi ben sapete nelle leggende c’è sempre un fondo di verità.

Vincenzo Sciabica


La scheda del libro

• Titolo: Il giardino delle erbe proibite

• Autore: Titania Hardie

• Traduttore: Volpi C.

• Editore: Piemme

• Data di Pubblicazione: Novembre 2011

• ISBN: 8856623781

• ISBN-13: 9788856623789

• Pagine: 509

• Genere letterario: Romanzo