Alla fine è il ministero della Difesa a chiarire la vicenda Muos a Niscemi. “Pur proseguendo i lavori di predisposizione, l’installazione delle parabole potrà iniziare soltanto quando saranno resi noti i risultati dello studio indipendente commissionato all’Istituto Superiore di Sanità – afferma una nota da Palazzo Baracchini, nel quale si sottolinea di aver preso atto “di quanto comunicato dal Consolato generale degli Stati Uniti d’America di Napoli in merito alle vicende legate al Muos di Niscemi”. Insomma, gli operai potranno continuare a  lavorare all’interno del cantiere di contrada Ulmo senza nascondersi, ma soprattutto senza subire i blocchi dei cittadini della zona preoccupati per la salute pubblica.

“Il Governo degli Stati Uniti è impegnato ad assicurare la salvaguardia della salute e la sicurezza di tutte le proprie installazioni sul territorio Italiano” scrive il consolato degli Usa a Napoli in una nota pubblicata sul suo sito web – Dal 2005, la Marina statunitense opera per garantire che la stazione di terra del Muos sia conforme a tutte le disposizioni applicabili in materia di salute e sicurezza, inclusi gli studi di sicurezza del sistema e sulle eventuali implicazioni per la salute. Tali studi hanno dato esiti coerenti”.

Oggi l’ennesimo stop degli attivisti a operai e militari americani. Un muro contro muro durato circa tre ore tra le “Mamme No Muos” (che con le automobili hanno interrotto l’accesso alla base Usa chiedendo lintervento di Rosario Crocetta) e la dozzina di militari americani, che chiedeva di passare per portare il cambio ai propri commilitoni.

Poi, i soldati, come avevano già fatto i circa 40 operai siciliani cui era stato impedito il transito verso il presidio statunitense, sono tornati a Catania a bordo di una ventina di automobili. Inutile si è rivelato il tentativo di mediazione dei funzionari della Digos di Caltanissetta e del locale commissariato di polizia. Per tutta risposta, le donne hanno annunciato la mobilitazione dei gruppi di attivisti di tutta la Sicilia, che domani cominceranno ad arrivare a Niscemi. Che il cantiere non dormisse, lo avevano dimostrano alcune riprese televisive effettuate da un videoreporter free-lance e dagli stessi No Muos che hanno mostrato operai in attività e persino una gru che regge, in una fase di montaggio, il carrello di puntamento satellitare sul pilone della terza parabola. Questo intensificare le operazioni di costruzione del sistema Muos ha scatenato la reazione degli attivisti e la ripresa dei blocchi.

La battaglia contro il Muos di Niscemi domenica approderà in Vaticano. Un grande lenzuolo bianco, con la scritta “Anche noi veniamo dalla fine del mondo” verrà esposto davanti alla basilica di San Pietro, a Roma, durante l’Angelus di Papa Francesco. Lo reggeranno, insieme con il gonfalone di Niscemi, il sindaco, Francesco La Rosa, i componenti della sua giunta e i consiglieri comunali, per protestare contro la ripresa dei lavori di costruzione del Muos, il sistema di comunicazione satellitare ad altissima frequenza che gli americani stanno realizzando nella loro base militare di contrada Ulmo.

“Al Santo Padre – ha detto il sindaco – chiediamo sin da ora solidarietà e preghiere in aiuto della nostra gente, che rischia la vita se il mostro tecnologico entrerà in funzione. L’indomani saremo a protestare davanti a palazzo Chigi per sensibilizzare il governo nazionale a prendere posizione sull’emergenza Muos e sulle altre 46 antenne già esistenti, che per Niscemi è un’emergenza sanitaria, sociale, economica ed ora anche politico-istituzionale”. Stamani, lo stesso La Rosa ha presentato una denuncia-querela contro la marina militare degli Stati Uniti per abuso edilizio e per violazione delle leggi sull’ambiente e per abuso edilizio. Intanto nella comunità niscemese, protagonista della grande manifestazione popolare del 30 marzo, c’è sconforto e delusione perchè si sente tradita dopo i giorni di speranza accesi dalle promesse del console americano e del governo regionale. Nelle chiese si prega perchè il Muos venga fermato.