marijuana1Coldiretti dice sì alla marijuana terapeutica. L’associazione dei coltivatori lancia un’iniziativa per la costituzione di una vera e propria filiera italiana della coltivazione di cannabis da usare per fini terapeutici e per la fornitura di materia prima a vari comparti, tra cui quello tessile e della bio-edilizia. La proposta segue la firma del protocollo per l’avvio della produzione di cannabis terapeutica nello stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze da parte del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
L’ostracismo nei confronti della cannabis è iniziato con l’adesione dell’Italia, nel 1961, alla Convenzione internazionale unica delle sostanze stupefacenti ed è continuato nel 1975 con la legge Cossiga contro gli stupefacenti. Fare un passo indietro, secondo Coldiretti, potrebbe consentire di ottenere buone risposte dal punto di vista terapeutico e da quello occupazionale.
Tante le patologie che potrebbero essere curate come la Sla, l’Alzheimer, il Parkinson e diversi tipi di sclerosi come la sclerosi multipla, contro le quali farmaci con il principio attivo della cannabis si è dimostrato utile. Dal punto di vista economico, invece, la coltivazione, la trasformazione e il commercio in Italia della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare i bisogni dei pazienti in Italia e all’estero – secondo la Coldiretti – può generare da subito un business di 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di lavoro.
Solo utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi nell’ortofloricoltura, la campagna italiana – sottolinea la Coldiretti – può mettere a disposizione da subito mille ettari di terreno in coltura protetta. Si tratta di ambienti al chiuso dove – precisa la Coldiretti – più facilmente possono essere effettuate le procedure di controllo da parte delle autorità preposte per evitare il rischio di abusi. «Abbiamo rispetto delle persone che soffrono e hanno bisogno di utilizzare la cannabis per lenire le loro sofferenze – afferma il presidente di Coldiretti Sicilia, Alessandro Chiarelli -. Ma deve essere una medicina, non un approvvigionamento illegale. Se poi ne viene pure un reddito agrario è meglio».
In attesa del via libera su vasta scala della cannabis «indica» a scopo terapeutico, in Italia è boom nella coltivazione della canapa (cannabis «sativa»), con un aumento del 150 per cento dei terreni coltivati nel 2014 rispetto all’anno scorso a scopo tessile, edile, cosmetico.
Nel 2014, stando ai dati della Coldiretti, sono raddoppiate le aziende agricole coinvolte nella semina che dalle 150 del 2013 sono passate a circa 300 quest’anno, con il conseguente aumento degli ettari coltivati in Italia che da circa 400 (nel 2013) sono diventati 1000, con campi di canapa che fanno capolino dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Friuli, Sicilia e Sardegna. Anche se, in verità, in Sicilia i campi di canapa non sono affatto diffusi. Vengono coltivati soltanto da cinque imprese agricole undici ettari. «Nell’innovazione di questa cultura che potrebbe essere aperta ai civili, la Sicilia ci deve entrare – aggiunge Chiarelli -. Abbiamo le condizioni meteo-climatiche per sviluppare questo settore».