Unknown-1 Unknown“Sono felice oggi di avere qui, con me,  i miei familiari, i miei figli spirituali”. Così ha esordito don Mimì Di Naro nell’omelia della Messa delle 10,30 di domenica scorsa in quella che ormai è la “sua” Chiesa del Carmine.
L’occasione è data dal suo 90° compleanno. Sono le ricorrenze nelle quali usa fare i bilanci consuntivi per quel che si è fatto, ma, come nel caso di don Mimì, si fanno anche i bilanci preventivi per quel molto che c’è ancora da fare “finchè Dio mi vorrà mantenere tra di voi. Finchè non deciderà di staccare la spina”.
Belle le parole di don Mimì Di Naro,  dense della forza prorompente della semplicità, senza alcun cedimento a debolezze nostalgiche che la circostanza avrebbe pur potuto perdonare, esse colpiscono per il puntuale ricordo dei lunghi anni di sacerdozio vissuti tra la comunità di Cattolica Eraclea per cinque lustri e, ora, da circa trentacinque anni tra la gente di Canicattì.
Il ricordo della sua permanenza a Canicattì non può che partire dalla Chiesa di San Diego dove centinaia di ragazzi, sotto la sua guida, ne affollavano le navate, non soltanto durante le funzioni religiose. Una qualificata rappresentanza di quei ragazzi, nel frattempo cresciuti e diventati padri, professionisti affermati e stimati, era presente nella Chiesa del Carmine, domenica scorsa, a festeggiare don Mimì. Sono venuti anche da Palermo, come ha ricordato don Mimì, per abbracciare uno degli uomini che, con l’abito talare, ha saputo crescere ed educare spiritualmente tanti giovani nelle navate della Chiesa e nei saloni della sacrestia. Erano presenti in tanti, qualcuno accompagnato dai figli o, come l’ex presidente del Consiglio Comunale Mimmo Licata, anche dai genitori. C’erano i docenti universitari Giuseppe Notarstefano, anch’egli accompagnato dalla madre, e Alfonso La Carrubba cresciuti spiritualmente nella Chiesa di San Diego. Cerano i fratelli Piero e Vito Napoli con famiglia, Giuseppe Ingaglio, Giuseppe Di Miceli, Roberto Merulla col figlio di pochi mesi e poi, ancora, tanti altri.
Quasi al completo la comunità della Chiesa del Carmine, tutti i familiari di Don Mimì, i suoi numerosi e premurosi nipoti.
Don Mimì ha ringraziato tutti in un ideale abbraccio, l’unico momento che, in verità, ha tradito l’emozione del festeggiato e dei presenti.
Ecco, è così forse che dovrebbe essere un prete: semplice, diretto, operativo, capace di arricchire gli animi, plasmare i giovani additando ad essi il buon cammino e, al contempo, riempire le Chiese. Don Mimì le Chiese, oltre a riempirle, sa pure riaprirle, così come ha saputo riaprire il portone della bellissima ed antichissima Chiesa del Carmine, un tempo chiamata Chiesa dell’Annunziata. Chiusa al culto per molti anni per mancanza di preti, affonda le sue origini a prima del 1557, ricostruita nel 1725  ed ora riaperta ai tanti fedeli che da ogni parte della città amano frequentarla. Anzi, ora in quella Chiesa qualcuno ama sposarsi perché essa è bella, raccolta, con la sua ampia ed unica navata, è una delle più antiche della nostra città. Ricca di belle opere d’arte dell’ottocento e del novecento, il suo abside con l’Annunciazione in un pregevole gruppo scultore ligneo e, ancora, il Crocefisso ligneo del XVI secolo, gli affreschi fine settecento rimasti in discrete condizioni. Le tele del Guadagnino (primi dell’ottocento)  ed i dipinti attribuiti al pittore palmese Domenico Provenzani, come meglio e più ampiamente descritto nel sito del Comune di Canicattì www.comune.canicatti.ag.it dove si può fare una visita virtuale alla Chiesa di don Mimì.
Insomma, è una Chiesa suggestiva con la sua ricca storia, ma soprattutto con quella straordinaria cura che ad essa dedica quell’altrettanto straordinario e dinamico prete novantenne che si chiama Domenico Di Naro, don Mimì come tutti lo chiamano.
Auguri, don Mimì.