muro 2Dalla realizzazione del primo tratto di muro, è iniziata un accesa discussione sulla opportunità della realizzazione del muro di cinta che chiude
l’area del Convento di San Domenico, ed il gruppo di progettazione vuole rendere note le ragioni delle scelte effettuate.

“Chiariamo quale fosse la situazione che abbiamo trovato prima della redazione del progetto definitivo.
Durante i sopralluoghi e le prime operazioni di rilievo ci siamo imbattuti  ed abbiamo rilevato un generale degrado fisico del complesso conventuale, manomissioni subite nel corso del tempo ed in particolare nell’ultimo secolo, avevano alterato profondamente lo stato originario dell’edificio e dei luoghi tanto da renderli irriconoscibili e di difficile lettura.
Ricordiamo che l’area del giardino era integralmente circondata da un muro di cinta per buona parte di contenimento ed in parte minore di semplice recinzione. Un breve tratto di circa 18,00 metri su un totale di 150 metri era stato, presumibilmente negli anni ’60, demolito ed al suo posto era stato realizzato un muro di circa 1,50 di altezza con sovrastante ringhiera ed ingresso con struttura in cemento armato composto da pilastri sormontati da una grossa pensilina.
Negli stessi anni ’60 erano stati realizzati degli ingombranti ed alti corpi di fabbrica adibiti ad aule scolastiche, orrendi edifici che offendevano il complesso. La decisione di demolire questi anonimi manufatti edilizi, che avevano un’altezza che superava di molto l’attuale muro in corso di realizzazione, si è reputata necessaria al fine di liberare dalle superfetazioni recenti il convento
e ridonare al complesso conventuale quell’equilibrio compositivo che era stato alterato. Fatto questo, si è semplicemente sostituito il vecchio muro con quello in corso di costruzione.
La scelta progettuale di ripristinare il muro di cinta del convento scaturisce da precise ragioni tecniche ed oggettive che derivano dal fatto che dei complessivi 150 metri perimetrali più di 100 metri sono di solo contenimento il resto di contenimento e recinzione.
La riproposizione dell’antica chiusa del convento con il ripristino dei muri che seguono il perimetro del giardino, nasce da una precisa volontà progettuale, ridare l’idea di quello che il tempo e l’uomo avevano cancellato e che esisteva sin dai tempi della prima edificazione dell’opera di San Domenico, ricreare una cinta realizzata nella bianca pietra calcarea locale, la stessa in cui fu costruito il convento.  L’architettura delle residenze delle comunità monastiche presenta, dal punto di vista architettonico, caratteristiche pressoché costanti, nonostante il variare dei tempi e dei luoghi.
Una vera e propria recinzione si trova nei complessi conventuali e sempre alti muri di cinta circondano i giardini di questo tipo di architetture. La scelta stabilisce anche un legame metaforico con l’architettura religiosa nel concetto di hortus conclusus conventuale, di giardino protetto e prezioso all’interno del quale si sviluppa la vita operativa della comunità. Ricordiamo che si tratta pur sempre di un ex-convento che deve avere  per sua tipologia edilizia la chiusa tipica.
Tutti complessi religiosi hanno ed avevano un muro di cinta, vedasi anche i locali edifici di Canicattì: il Convento di Santo Spirito, il Convento della Madonna della Rocca ed il convento della Badia prima della scelta della demolizione del muro misto a roccia naturale che formava la !”Vaneddra di l’incantisimi”.
Un progetto di restauro non può prescindere da certe riflessioni e segue delle regole e deve essere in ogni scelta motivato uscendo dalle semplicistiche accezioni di bello o brutto, mi piace non mi piace. Il restauro dell’edificio è stato presentato in occasioni importanti come ad esempio il Convegno “Convento di San Domenico: dall’abbandono al recupero”, Canicattì 24 maggio 2006, organizzato dal Lions Club Canicattì Castel Bonanno durante il quale il progetto è stato illustrato nei minimi dettagli.

L’intervento è stato affidato per concorso pubblico al nostro gruppo nel lontano 2002 e sottoposto, più volte, ad i nulla osta da parte dell’allora
A.U.S.L., VV.FF., Soprintendenza per i BB.CC.AA. e del parere favorevole del Genio Civile e dell’U.T.C. del Comune di Canicattì.
Il progetto ha ottenuto il finanziamento con il bando europeo Pisu per qualità progettuale e destinazione d’uso scelta.
L’avere vinto il bando di progettazione ha consentito la realizzazione dell’opera architettonica più importante mai realizzata a Canicattì dal dopoguerra.
Dati i fatti, è chiaro, quindi, che nessun danno pensiamo sia stato fatto alla comunità di Canicattì e tanto meno ai residenti di via Milano. Strampalata, anacronistica e fuori dal tempo l’idea di trasformare l’area destinata ad un giardino in parcheggio per auto, anzi speriamo che tutta l’area comprensiva della piazza Dante diventi una grande isola pedonale come è previsto nel progetto del nostro gruppo di progettazione.
Rivendichiamo le scelte progettuali fatte, ma nello stesso tempo non consideriamo la realizzazione della parte di muro di cinta che prospetta sua via Milano una parte essenziale dell’opera di restauro. Le richieste degli abitanti della via interessata, purtroppo arrivano tardive ed in una fase della vita dell’opera in cui molto complicato è fare una variante”.

Nulla vuole essere imposto.

Precisiamo che il gruppo di progettazione, suo malgrado, non ha più alcuna possibilità di intervenire nel progetto, nelle fasi del cantiere e della realizzazione dell’opera, avendo avuto revocata la direzione lavori, ed ogni decisione spetta e deve essere presa dall’amministrazione comunale di Canicattì.

I progettisti rimangono aperti a valutazioni, nuove soluzioni, future proposte, che sperano, siano coerenti e compatibili con la sistemazione del giardino e con l’intero progetto di restauro che si sta eseguendo e che non compromettano il senso e la riuscita dell’opera così come è stata concepita dagli autori.

Il giudizio è da rinviare alla fine della realizzazione di tutta l’opera di restauro e non va limitato a quello su un tratto incompleto di muro del retro del convento.

 

Il gruppo di progettazione Portoghesi.