Riceviamo e pubblichiamo:

 

Buongiorno,

 

desidero segnalare la battaglia di disobbedienza civile che ho intrapreso nei confronti del sindaco di Campobello di Licata (AG) paese dal quale  sono “emigrata” , per motivi personali, in Lombardia, con la mia famiglia, alla fine del 1996. All’inizio, come tutti i fenomeni migratori, avevo intenzione di rientrare. Ma quando mi sono decisa a risiedere definitivamente a Nova Milanese e quindi a vendere l’unica casa di proprietà nel comune di Campobello di Licata per poter acquistare casa a Nova Milanese, ahimè il mercato immobiliare di Campobello, così come altri paesi della zona, era “stagnante”. A causa dell’atavica mancanza di lavoro e della sopraggiunta crisi economica l’emigrazione era aumentata notevolmente e di conseguenza l’offerta degli immobili in vendita e a prezzi ridotti era sproporzionata: quasi una casa su due era ed è tuttora in vendita.

Ma il danno maggiore, oltre che un vero e proprio paradosso, è costituito dal fatto che tale abitazione viene considerata e tassata ai fini IMU come seconda casa quindi con l’aliquota massima e con le successive conseguenze di tariffe maggiorate di servizi erogabili e non fruiti in quanto non residente. (mi riferisco non solo alla tarsu,  ma anche alle varie bollette di tari, tasi, acqua, gas, ecc. ecc.).

Considerare alla pari, in forza del potere legislativo dello stato nei confronti dei cittadini,  come seconde case, sia quelle che sono state costruite o acquistate perché c’è un surplus di ricchezza o reddito e quelle invece che sono state lasciate vuote e quindi non vengono abitate perché si è stati costretti ad emigrare, io la considero una grave ingiustizia e come tale va combattuta poiché la legge ha e deve avere lo scopo principale di rispettare i principi di giustizia ed equità. Quando essa invece, non formalmente, ma di fatto, ha il solo scopo di imporre dei tributi per ripianare i debiti di una classe politica incompetente, inefficiente e corrotta, non può più essere definita legge, ma arbitrio, vessazione, coercizione.

Da quando ho preso consapevolezza di tale ingiustizia e averne parlato con il sindaco che non trova soluzioni, ho iniziato la mia solitaria battaglia di disobbedienza civile: dal 2012 ho cominciato a non pagare l’imu e la tarsu su questa casa perché queste imposte io le pago su quella dove abito che non è di mia proprietà. Sono consapevole di quello che sto facendo e so che pagherò le conseguenze economiche: pignoramento della pensione e abitazione. Ma non trovo alcuna soluzione rispetto alle leggi ingiuste e ai politici che non si pongono questi problemi anche se segnalati.

Se volete portare questa storia all’attenzione di un maggior numero di persone emigrate come me dalla Sicilia o da altre regioni che stanno vivendo questo dramma ve ne sarei grata.

Cordiali saluti

G.S.