Essere giornalisti al tempo di internet vuol dire immergersi in un ecosistema d’informazione, parallelo e distinto dalla realtà, ma non per questo meno importante.

Il web è entrato con prepotenza nel lavoro dei giornalisti tra minacce, fake news ma anche grandi opportunità di reinventarsi e crescere nella professione.

Il giornalismo continua ad essere nell’immaginario collettivo un mondo affascinante. Non certo redditizio.  Lo prova sulla propria pelle l’esercito, in aumento, degli autonomi e freelance, a caccia della sostenibilità di una professione in bilico. Piccoli passi a tutela della categoria sono stati fatti ma la strada è molto lunga e le tasse, soprattutto per chi ha una partita Iva, troppo alte.

Nel frattempo i giornalisti sono chiamati a confrontarsi e con-formarsi ai nuovi linguaggi della rete. Grandi sfide e trasformazioni che in tutta Italia riempiono i seminari di formazione permanente continua (FPC) divenuta obbligatoria con la pubblicazione nel B.U. del Ministero della Giustizia n. 10 del 31 maggio 2016 (vedi il regolamento)

L’informazione on line è spesso inquinata da disinformazione ma come diceva Umberto Eco internet da spazio e voce a migliaia di imbecilli. Sta a ciascun lettore selezionare il vero dal falso e al giornalista esercitare la professione nel rispetto della deontologia. Proprio grazie alle mie “indagini” giornaliere su Google scopro che Internet e i nuovi mezzi di comunicazione sono stati al centro del manifesto di 17 punti sottoscritto da giornalisti tedeschi.

L’avvento delle nuove piattaforme social in cui il consumatore è diventato prosumer (consumatore e produttore di contenuti), ha portato la categoria di cui faccio  parte a interrogarsi e a confrontarsi con gli utenti stessi.

Partendo dalla definizione canonica del giornalista che con trasparenza e puntualità descrive la realtà e i fatti per come essi sono, senza condizionamenti o interesse di sorta, bisogna far i conti con il consumismo onnivoro dell’informazione on line.

La sfida per i giornalisti è non arrendersi e non smettere di aggiornarsi.

In particolare il free lance è chiamato a esplorare, anche sul web, nuove competenze di scrittura ma anche di relazione e non ultima a costruire, mattone dopo mattone, la sua reputazione on line. Gli ambienti virtuali, come vi sarà noto, concorrono al successo o al declino del professionista.

Ma quando è possibile parlare di giornalismo come professione sostenibile?

Ce lo siamo chiesti al seminario di formazione per giornalisti accreditato dall’Ordine di Bologna cui ho partecipato in qualità anche di titolare di AD Communications – studio di Comunicazione e Marketing per le aziende. Un incontro ricco di spunti che in questa nuova finestra di Canicattì Web, grazie a Cesare Sciabarrà,  desidero condividere con i colleghi del sud, del nord e di tutte le latitudini.

Ecco i principi di sostenibilità:

  1. Puntate sulla qualità. Qualunque sia il lavoro, indipendentemente da importanza e visibilità, realizzatelo con massima qualità.
  2. Smarcatevi dal lavoro gratuito o sottopagato. Quindi indentificate chi vi paga, magari recandovi di persona presso la sede del committente.
  3. Valutate le collaborazioni di medio lungo termine.
  4. Non perdete di vista le referenze dei lavori prodotti. Avere uno storico tornerà sempre e comunque utile. Consiglio di valorizzarlo sul vostro sito web.
  5. Fatevi vedere dalle redazioni o comunque dai giornalisti con i quali siete in contatto solo per mail o telefono. Siate persone e non semplici proprietari di account.
  6. Puntate a specializzarvi e in particolare puntate alle tecniche di produzioni molto richieste sul mercato (fotoritocco, CMS, SEO, produzione multimediale come video e audio).
  7. Sviluppate azioni di personal branding ovvero portate avanti il vostro nome e la paternità dei vostri progetti.
  8. Diversificate le fonti di reddito in modo che se cessa un rapporto rimarrete a galla grazie ad altre collaborazioni.
  9. Create relazioni: fare rete richiede un investimento di energia emotiva ed intellettuale ma spesso ripaga degli sforzi.
  10. Fatevi pagare il valore del lavoro non tanto il tempo o lo spazio occupato.

 

Infine e questa potrebbe essere la regola d’oro, con cui chiudere il decalogo del giornalismo autonomo e free lance:

“costruite regole empiriche con cui confrontare ogni possibile opportunità

si presenterà in futuro”.

Lavorare secondo queste regole significa non solo essere rispettosi verso se stessi ma soprattutto farsi rispettare da chi non riconosce il giusto peso e valore alla professione del giornalista, soprattutto in un’era in cui l’avvento di figure digitali stanno creando confusione.

Per un free lance l’unica (auto)tutela, protezione sociale è il lavoro. Ma non temete, chi nasce free lance potrebbe “rinascere” dipendente (a patto che “dipendere” per voi sia la panacea di tutti i mali!).

Deborah Annolino – AD Communications

Mail. d.annolino@adcommunications.it