Ammette ma modifica dichiarazioni precedenti Daniele Lodato, 35 anni, di Canicattì, accusato dell’omicidio di Marco Vinci (famiglia assistita dall’avv. Santo Lucia), il 22enne, anche lui canicattinese, assassinato con due coltellate lo scorso anno, esattamente la notte tra il 17 ed il 18 giugno scorsi, in una piazza della cittadina agrigentina dopo che quest’ultimo aveva difeso una donna dagli apprezzamenti pesanti pronunciati

dall’imputato. Oggi è stato interrogato dal Gup del Tribunale di Agrigento, Alfonso Malato, presente il pubblico ministero Alessandra Russo, che ha voluto alcuni chiarimenti in merito alle vicende immediatamente precedenti al delitto. Lodato (difeso dall’avv. Angela Porcello) ha negato ogni tipo di premeditazione riguardante il delitto affermando che il coltello è stato rinvenuto casualmente nell’auto che stava utilizzando. Dunque, ha aggiunto, nessuna premeditazione. Solo una fortuita e tragica fatalità. L’imputato ha inoltre voluto precisare che, si, è vero, la sera dell’omicidio aveva bevuto (come tutti i protagonisti della vicenda) ma non aveva fatto uso alcuno di cocaina come precedentemente

dichiarato. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, ci sarebbe stata una lite tra Vinci e Lodato per le offese a una giovane insegnante. Sembrava che l’alterco fosse finito lì, invece Lodato sarebbe andato a prendere un coltello per uccidere Vinci. Circostanza che adesso l’imputato nega.La vittima è morta dissanguata per le gravi ferite

riportate. Il processo riprenderà il prossimo 11 maggio.