Il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, ha convalidato l’arresto dell’imprenditore agricolo narese di 44 anni e dei due romeni residenti a Canicattì di 49 e 43 anni accusati d’essere stati “i reclutatori e i sorveglianti dei lavoratori” in nero trovati in un vigneto fra Naro e Camastra. Ad eseguire gli arresti erano stati i poliziotti della Squadra mobile della Questura di Arigento che nel vigneto trovarono 34 lavoratori in nero. Per i due romeni, difesi dall’avvocato Angela Porcello, il Gip ha disposto gli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico. Per l’imprenditore di Naro, rappresentato e difeso dagli avvocati Ignazio Terranova e Giuseppe Vinciguerra, è stato, invece, disposto l’obbligo di dimora a Naro. Secondo l’accusa, il reclutamento illecito della manodopera sarebbe avvenuto nella piazza antistante alla chiesa di San Diego a Canicattì. “In particolare, dopo aver individuato gli operai, in violazione della disciplina giuslavoristica – scrive il Gip Francesco Provenzano – ed averli condotti nel fondo agricolo di contrada Mintina, agro di Naro, impiegavano la manodopera con la violazione della normativa di sicurezza e igiene (mancanza di adeguati sistemi di sicurezza, omesse visite mediche) sottoponendoli a metodi di sorveglianza degradanti consistiti nel controllo a vista dello svolgimento delle mansioni”. Qui il provvedimento del giudice Ordinanza Provenzano lavoro nero Canicattì I “caporali” – i due romeni – si sarebbero occupati del reclutamento dei lavoratori che venivano pagati, stando alle ricostruzioni della Procura e della Squadra mobile, con un salario che oscillava tra i 30 e i 35 euro giornalieri, notevolmente inferiore a quello che prevede il contratto di categoria che è pari a 55,35 euro giornaliere.