“Per come vengono gestiti oggi, i rifiuti sono sicuramente un problema: è sotto gli occhi di tutti i fatto che dietro la gestione dei rifiuti c’è un problema di controllo della mafie molto esplicito e siamo di fronte al fatto che, come viene organizzata, la cosa funziona male e non da quello che potrebbe dare”. Il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini, a Catania, ha partecipato a un incontro organizzato dal sindacato sul tema dei rifiuti in Sicilia insieme con il presidente della Commissione nazionale antimafia Claudio Fava dal titolo “La risorsa rifiuti, legalità, sviluppo sostenibile, occupazione”.

“Vogliamo creare le condizioni per cui, attraverso una gestione dei rifiuti, che per quello che ci riguarda deve avere un controllo pubblico – ha proseguito Landini – che sia in grado creare anche un diverso modello di sviluppo, un diverso modello di stile di vita e, attraverso questa proposta, questo può determinare anche posti di lavoro e un quadro diverso per valorizzare anche quello che è un territorio che andrebbe valorizzato in modo diverso”.

“Senza un coordinamento pubblico – ha proseguito Landini – non ve ne vieni fuori e soprattutto occorre anche stabilire una trasparenza che oggi non c’é negli appalti, nel sistema di gestione delle imprese. In Sicilia è chiaro che una gestione pubblica, trasparente, potrebbe determinare posti di lavoro di qualità e potrebbe anche garantire una qualità dei diritti di chi lavora molto diversa. Occorre avere una visione complessiva, aprire una discussione larga finalizzata a cambiamenti di scelte politiche”.

“Nei piani, nei progetti indicati anche recentemente dalla nuova giunta regionale – ha continuato Landini – si parla di passare da un 7-8%, che é l’attuale quota di raccolta differenziata, a realizzare gli obiettivi europei nel giro di pochi anni. Non si dice come si fa e quando si fa. Bisognerebbe uscire da una logica in cui ogni singolo comune, ogni singola realtà vede come gestirsi i propri rifiuti. Il consorziare diverse attività, il mettere assieme può permettere di avere un’idea vasta che non è semplicemente una raccolta differenziata, é anche un ragionamento di rapporto con i prodotti, di filiera dei prodotti, di un’economia circolare del tutto diversa”.

Per il presidente della Commissione regionale antimafia Claudio Fava “i rifiuti in Sicilia sono un affare, che è peggio. Se fossero solo un problema potreste avere gli strumenti per risolverlo. Se sono un business devi anche superare i privilegi e gli interessi che si sono consolidati attorno a questo business: ci sono stati da 20 anni a questa parte con un costo per la comunità di 20 miliardi di euro”.

“Lo sono stati attraverso l’uso scientifico della parola emergenza – ha aggiunto Fava- che ha determinato condizioni di potere incondizionato, di arbitrio in mano di chi ha gestito l’emergenza. Lo sono in assenza di una normativa, di una disciplina”.

“Da 20 anni – ha osservato – aspettiamo un piano dei rifiuti. Anche questo ddl che arriva dal Governo Musumeci è una proposta di governance: sono titoli da sviluppare e da svolgere nelle prossime stagioni. E lo sono perché hanno rappresentato una sine cura per alcuni privati”.

“Non esiste regione in Italia – ha sostenuto Fava – in cui il 90 per cento dei rifiuti viene conferito in discariche private, i grandi padroni dell’affare rifiuti. Non mi sembra che vi sia una inversione di rotta rispetto a tutto questo e le conseguenze di questa privatizzazione ha determinato non soltanto l’accaparramento di 250 milioni l’anno ma anche il fatto che nelle crepe, nelle fenditure che si sono aperte in questo sistema si sono piazzati anche interessi e denari mafiosi”.