Il procuratore generale della Corte d’appello di Caltanissetta, Roberto Scarpinato, a margine del terzo incontro organizzato dalla Fondazione Falcone, insieme a Confindustria Sicilia, nell’Ateneo di Palermo. E’ stata l’occasione per fare il punto sugli sviluppi dell’inchiesta sulla strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, a Palermo, in cui vennero trucidati il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. “La magistratura ha fatto indagini approfondite, aprendo scenari nuovi e inquietanti. Abbiamo scoperto falsi collaboratori che, per anni, hanno depistato le indagini – ha aggiunto il magistrato – Altri scenari sulla trattativa si sono aperti solo in seguito ad alcune dichiarazioni di Massimo Ciancimino e hanno indotto alcuni vertici dello Stato a ricordare fatti indimenticabili, quando prima avevano rilasciato dichiarazioni contraddittorie e una serie di non ricordo”.

“È uno scenario che lascia l’amaro in bocca alla magistratura, che vuole ricostruire quei fatti. Ci muoviamo in uno scenario molto più complesso che chiama in causa quello che Falcone definiva ‘il gioco grande. Evidentemente quando un segreto dura per tanti anni, e viene condiviso da molte persone, c’e un potere cosi grande da poter cucire tutte le bocche”.

“La borghesia mafiosa è l’asse portante del sistema criminale, occorre mettere in campo strumenti giuridici adeguati. Purtroppo sempre più spesso si preferisce lasciare il compito di contrastare i colletti bianchi solo alla magistratura. Se la politica, come ha già fatto Confindustria Sicilia nel proprio campo, avesse un codice di autodisciplina che preveda il divieto di candidare chi ha subito condanne come peraltro l’Ue chiede da tempo all’Italia, avremmo strumenti più efficaci”.

“Non riesco a capire – ha aggiunto Scarpinato – come si possa parlare tanto dell’articolo 416 bis e si lasci in vita il 416 ter, che rende lo scambio elettorale politico-mafioso inservibile, perchè prevede che venga punito il politico che compra i voti alla mafia, quando la mafia in realtà non vende voti, semplicemente si rende disponibile. La discussione va impostata diversamente”.

“Purtroppo – conclude – si preferisce lasciare solo alla magistratura il compito di contrastare i colletti bianchi. Se tutti facessero la loro parte, la magistratura non sarebbe l’ultima spiaggia su cui scaricare ogni responsabilità”.