Riceviamo e integralmente pubblichiamo:
Caro Direttore
io temo che del centro storico di Canicatti a nessuno interessi un cavolo. Basti prendere spunto dalle polemiche sorte tra il consigliere comunale Fabio Di Benedetto e l’ex consigliere regionale Giancarlo Granata, nonché dai commenti ricevuti e pubblicati da Canicattìweb da parte di lettori i quali si sono esaltati nell’infliggere stilettate a Granada.
Il centro storico canicattinese sembra una clava che ognuno vuol brandire contro il proprio avversario politico: c’è chi la brandisce contro Granata, c’è chi la brandisce contro il Sindaco. Ho visto pochissimi affrontare l’argomento della vecchia zona della nostra città con la sincera volontà di rivitalizzarla valorizzandone l’edilizia.
Il recupero del centro storico è un fatto culturale, un fatto di buon senso, di rispetto dei luoghi della propria vita e della vita dei propri genitori, di amore per la storia della propria comunità. Ma è anche un problema economico poichè il recupero del nostro centro storico potrebbe costituire una favorevole opportunità per le aziende artigianali che in tale recupero potrebbero essere impegnate (falegnami, muratori, elettricisti, idraulici, etc..).
Io non mi creo illusioni poichè so perfettamente che le mode e, talvolta, le sensibilità nei paesi di provincia arrivano molto dopo di quando non arrivino nelle grandi città. Pertanto, se la “moda” del recupero del centro storico è arrivata a Palermo da circa un ventennio, temo che Canicattì debba ancora attendere almeno un altro decennio.
La nostra città ha mille aspetti positivi in materia di sviluppo economico, di produzione di ricchezza, di business ad ogni livello (agricolo, edilizio, commerciale, artigianale …..), ma temo che non abbia altrettanto sufficiente sensibilità, buon senso e livello culturale per quanto concerne il rapporto con le zone più vecchie.
Da noi tali zone sono state abbandonate non soltanto dal “pubblico” ma anche, ahimè, dal privato cittadino il quale le ha consegnate, spesso in condizioni insalubri, nelle mani della povertà targata nordafrica e Romania.
Certo, lo so bene, occorre il piano particolareggiato. Certo, lo so bene, occorre dar corso alle indicazioni del PRG, ma occorre che subito si intervenga con soluzioni tampone perché si eviti che la zona storicamente più importante di Canicattì, caratterizzata da una ricca edilizia in prevalenza dell’ottocento, continui ad essere trascinata verso l’irrecuperabilità.
Non bastano i pur eccellenti recuperi di edifici importanti (Teatro sociale, complesso della Badia, complesso di San Domenico). Occorre riportare le famiglie nelle vecchie case di Borgalino e di via Lepanto, nella zone della “centrale” e di Via Mons. La Vecchia, di Via Torino e di Via Colombo. Solo se si ripopolano di famiglie, i quartieri rinascono.
Il centro storico a Canicattì non so se sarà mai recuperato. Temo che manchi la voglia di farlo e la capacità di disegnare il suo futuro programmandolo senza grande enfasi, ma con la semplicità contadina che lo vide un tempo popolato e vitale.
Come vogliamo che si recuperi la vecchia Canicattì se ogni politico è più preoccupato dal fatto di attribuirsi la paternità delle iniziative piuttosto che dal piacere che siano realizzate le cose utili?
Se non si cambia rotta, anzichè “centro storico” la parte antica di Canicattì sarà sempre di più “periferia degradata”.
Cordialità