Caro Direttore,

siamo un popolo di artisti, capaci di fingere senza freni. Siamo abili a vedere la realtà e, al contempo,  far finta di guardare altrove.


Siamo capaci di far finta di non capire, di non sapere. Giriamo con ostentato strabismo i nostri occhi su  problemi falsi per far finta di non vedere i problemi più importanti. A volte, lo so, lo facciamo perché è politicamente corretto.

Si dice, e tutti facciamo finta di crederci, che i mercati finanziari ci guardano con preoccupazione perché il futuro ci riserva instabilità politica, perché i governi che si profilano saranno instabili.

Credo che non sfugga a Lei, caro Direttore, come non sfugge a me, che dal governo che andrà a formarsi e dalla maggioranza parlamentare che andrà a costituirsi, a seguito degli inevitabili accordi che la coalizione vittoriosa (quella di Bersani) dovrà fare, una cosa certa l’otterremo: avremo un governo stabilissimo poiché esso potrà beneficiare di un consistente supporto parlamentare.

Infatti:

Se Bersani si allea con Grillo disporrà di una maggioranza del 72% alla Camera e del 56% al Senato.

Se si allea con Berlusconi disporrà di una maggioranza del 75% alla Camera e del 76% al Senato.

Ovviamente escluderei (anche perché sarebbe insufficiente ai fini della formazione e della stabilità del governo)  che Bersani si possa alleare col più singolare capo di governo che l’Italia abbia mai avuto sin dal 1860, quel prof. Monti che, ne sono certo, passerà alla storia come l’uomo che ha sommato in poco più di un anno tutti i peggiori numeri negativi di uno Stato: forte crescita della disoccupazione, decrescita del PIL, crescita dell’indebitamento sul PIL, calo dei consumi, aumento dei licenziamenti, aumento patologico dell’imposizione fiscale, aumento della disoccupazione giovanile, chiusura di attività commerciali ed industriali, aumento dell’indebitamento delle famiglie povere ed aumento dell’arricchimento delle famiglie molto ricche. Però, in quest’ultimo anno abbiamo visto aumentare i depositi bancari e postali, l’esportazione di valuta verso i più sicuri forzieri dell’estero (Svizzera in testa, almeno così si dice in giro) a dimostrazione della crescente paura che comporta riduzione di circolazione del denaro e, quindi, calo dei consumi.

Sul piano internazionale il governo Monti, oltre a far sorridere la Merkel che, grata, non ha mai perso occasione per fargli i complimenti e che, secondo i desiderata della tedesca, avremmo dovuto riconfermare in massa,  ha “prestato” (u poviru nun avia e limuosina facia) ad una Banca un importo pari all’ammontare dell’IMU pagata con grandi sacrifici dagli italiani per la prima casa (ma non era meglio, mi chiedo, lasciare quegli euro nelle tasche delle famiglie italiane e far intervenire tutto il ricco sistema bancario nazionale per salvare il Monte dei Paschi di Siena? Un simile solidale intervento non sarebbe stato il primo nel mondo bancario italiano).

Escluderei pure che Bersani tenti il classico e desueto “monocolore” perché ormai è impensabile che si corra da soli.

Se, dunque, i numeri sono quelli che ho sopra esposto (la matematica non è un’opinione) perché mai il governo che va a formarsi dovrebbe chiamarsi “instabile” e far spaventare i mercati?

Caro Direttore, io temo che i mercati non hanno paura di “governi instabili”, ma hanno più semplicemente paura di governi “stabili” che possano però essere condizionati, oltre che da un antiliberista come Vendola, da un movimento privo di progetti a beneficio dell’economia come quello del comico di Genova. Insomma, non è l’instabilità che fa paura, ma la “stabilità” se essa dovesse reggersi su movimenti populisti, pur gratificati dal voto emotivo di molti italiani, o, per altro verso,  su estremismi che dell’anticapitalismo viscerale fanno una regola di vita.

Io, pur semplice cittadino che qui ha inteso sintetizzare commenti che ascolta nei circoli e nei salotti ma anche nella pubblica strada ed al mercatino rionale, ritengo che le preoccupazioni dei mercati trovino giustificazione nell’attesa e nell’incertezza della decisione che assumerà Bersani e, sicuramente, gli ammiccamenti (pur apparentemente respinti) verso il comico ligure non possono essere forieri di positive valutazioni da parte degli investitori internazionali. Già basta e ne avanza dell’alleanza con Vendola.

Cordialità
Giuseppe