È durato meno di 48 ore il giallo della morte Maduri Warnacula, la cingalese di 42 anni il cui cadavere carbonizzato è stato trovato due giorni fa nella sua abitazione, nel popoloso rione Picanello di Catania. Per i carabinieri ad appiccare il fuoco e a legare una corda al collo e i piedi della donna con del filo elettrico sarebbe stato il marito, il connazionale Sarath Moragoda, di 45 anni. L’uomo, rimasto ustionato gravemente nell’incendio, è morto stamattina nel reparto di rianimazione dell’ospedale Cannizzaro.
L’uxoricidio avrebbe un movente passionale: Moragoda sarebbe stato geloso della moglie, che sospettava avesse una relazione con un altro. Tesi che sarebbe stato al centro, negli ultimi tempi, di contrasti e liti familiari, come ha raccontato agli investigatori il figlio della coppia, un 14enne che al momento della tragedia era in parrocchia per un corso di catechesi. Il minorenne è stato affidato a una zia, sorella della vittima.
La famiglia era bene inserita nel contesto sociale e economico di Catania, dove viveva da oltre 20 anni: lui era un manovale che arrotondava lo stipendio facendo saltuariamente il cameriere, lei lavorava come badante. Avevano messo radici a Catania, dove avevano anche comprato casa. La coppia all’esterno non dava segnali di contrasti, e vicini di casa la definiscono cordiale, serena e sempre tranquilla.
Quello dell’uxoricidio è stata la prima pista seguita dai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Catania e della compagna Piazza Dante, coordinati dal sostituto procuratore Agata Santonocito. Ma mancava un tassello per dare una svolta alle indagini, che è arrivata col ritrovamento del pezzo mancante: la tanica con cui sarebbe stato portato il liquido infiammabile nell’abitazione per appiccare il fuoco.
Durante un ultimo sopralluogo nella casa, militari dell’Arma hanno trovato resti di un contenitore in plastica. Inoltre il cancello del cortile era chiuso da dentro e non c’erano segni di effrazione. Elementi che hanno fatto escludere la presenza di una terza persona nella ‘scena del delittò. E ai carabinieri non è rimasta che una sola ipotesi: sarebbe stato Sarath Moragoda a uccidere la moglie.
Sarà l’autopsia a chiarire se la donna era ancora viva quando l’uomo avrebbe cosparso con liquido infiammabile il corpo e appiccato il fuoco. Per gli investigatori non è ancora chiaro se il cingalese volesse suicidarsi o se volesse crearsi un alibi, simulando un’ aggressione, o altro. Sicuramente i vapori del liquido infiammabile usato, probabilmente benzina, hanno saturato la piccola stanza della casa, a pieno terra con un tetto basso, e dopo l’avvio della combustione hanno provocato un’esplosione. L’uomo è stato travolto dalle fiamme ed è uscito dall’ abitazione urlando: “mia moglie, mia moglie è dentro….”. Il primo a soccorrerlo è stato un vicino di casa che l’ha avvolto con una coperta. Portato nell’ospedale Cannizzaro, con ustioni su quasi tutto il corpo, Moragoda è morto stamattina, mentre investigatori e la Procura stavano valutando la sua posizione.