Oggi e solamente oggi riprendo il mio ruolo di direttore di questa testata di cui sono anche uno dei fondatori. Mi sono autosospeso  durante la campagna elettorale alle amministrative del comune di Canicattì, che mi ha visto candidato alla carica di Sindaco,  come forma rispettosa nei confronti dei lettori della testata e degli elettori , non perché alcuna disposizione di legge me lo imponesse. Oggi torno a calcare le pagine di questa mia creatura, strumento d’ informazione libera che in questo decennio ha avuto il compito di informare, denunciare, scoprire, narrare fatti e opacità di una terra bella ma sfortunata.

Questa mia esperienza politica mi ha regalato tante emozioni e altrettanto esperienza. Mi ha fatto conoscere l’arte della manipolazione, la capacità artata di invenzioni memetiche contagiose alla pari di un virus. Voci messe in giro come blatte sparpagliate dentro la cucina di un ristorante da un ristoratore concorrente. Ho conosciuto la parte più violenta, squallida, triste , mistificatrice di una nostra società vittima di se stessa , in cerca del carnefice di turno a cui dedicare le proprie suppliche.  Ho conosciuto gli sguardi minacciosi ( non solo quelli), le mezze frasi, le ingiurie, le offese, le calunnie da parte di persone che mai ho incontrato, con cui non ho mai scambiato una sola parola, ma che sembrava conoscere aspetti della mia vita a me oscuri.

Poi ho anche conosciute persone straordinarie, sognatori , gente innamorata della propria città, sofferente per come è stata ridotta, condannata, bistrattata, offesa, affossata, indebitata . Con loro abbiamo tanto parlato, ci siamo ascoltati a vicenda, abbiamo immaginato, progettato, pensato , intuito percorsi da intraprendere. Mi hanno lasciato tanti ricordi che conservo gelosamente  nella mia memoria e nel mio cuore.

E poi la politica…. la “politica” con la “p” minuscola, anzi microscopica, quasi illeggibile. La politica dell’orticello, del “ soccu c’è pi mia”, la politica del personale, dell’individuale, dell’egoismo, del calpestio della cosa pubblica, della comunità, del senso comune.

Questa esperienza che mi ha visto comunque perdente, pur avendo preso solo qualche centinaio di voti in meno del  mio avversario, ha stimolato in me  quella parte stoica che pensavo di non possedere.

Son dovuto andare a rispolverare le lettere di Seneca a Lucilio nel tentativo di imitarne la scelta contemplativa che l’allontanamento dalla vita politica aveva egli in qualche modo sollecitato.

L’astensionismo  non è la mera assenza del popolo nella cabina elettorale, è un grido di rabbia, un pugno in faccia, uno sputo  a quella politica che non merita più fiducia e non merita neanche il tempo per mettere una croce su di un nome.

L’astensionismo  è tanta roba, che non va letta con la superficialità degna di una frase dei baci perugina, va interpretato, declinato, discusso, affrontato , qualcosa di cui la POLITICA , quella con la “p” anche minuscola, si deve interrogare. L’astensionismo è “ fate come vi pare tanto è tempo perso” . L’astensionismo è: “ tanto una volta arrivati lì siete tutti uguali”. Questa è la morte della politica, la morte civile della società, la negazione del futuro dei nostri figli.

Cosa sarà di questa nostra terra? Solo il tempo potrà raccontarcelo, ma di una cosa sono certo:  che il passato ha il preciso obiettivo di non farci commettere gli stessi errori nel futuro….. non sempre è così.

Cesare Sciabarrà