E’ allarme estorsioni in Sicilia. Il pizzo, lo strumento con cui la mafia controlla il territorio sostituendosi alla stato e raccoglie soldi per il sostentamento delle famiglie dei boss e dei picciotti in carcere, torna ad essere dominante in alcune aree della Sicilia.
L’allarme viene da Agrigento
E’ da Agrigento che viene l’allarme delle ultime ore e lo ancia il questore Ricifari “Sono pochi, anzi pochissimi, coloro che denunciano” ha detto, per quanto riguarda le estorsioni e l’usura “tristemente presenti in provincia di Agrigento”, il questore Emanuele Ricifari. “Non abbiamo mica la fila alla porta per denunciare, anzi spesso il soggetto vittima ci nega l’evidenza. E questo è drammatico. Lo è già soltanto pensare che possa avvenire”.
Ripristinare le regole nell’Agrigentino
Il nuovo questore ha deciso di lanciare una campagna di contrasto al fenomeno partendo dalla lotta alla presenza subdola della mafia fra le istituzioni, nelle feste patronali e così via “In queste settimane ci stiamo occupando, e anche il nuovo prefetto lo ha sposato, del ripristino delle regole. Come può il cittadino fidarsi delle istituzioni se vede montare a cavallo, durante la processione, il capomafia? Come può il cittadino fidarsi delle istituzioni se viene consentito che ci sia l’etichetta di una famiglia mafiosa sulla vara che trasporta una figura sacra? – si è chiesto il questore – . Come può il cittadino fidarsi se i primi referenti, soggetti che dovrebbero rappresentare i cittadini, non rispettano le norme?”.
La legalità deve partire dal basso
“Esistono delle regole che sono banali e che spesso non hanno costo, se non il fatto di volerle rispettare e che spesso tendiamo a considerarle un fastidio. Non lo sono, sono le regole del vivere civile – ha sottolineato il questore – . Se riusciamo a recuperare e a chiudere questi spazi, chiudiamo le porte alle organizzazioni mafiose e non e comunque all’illegalità”.