Al via il nuovo anno scolastico 2024/25. L ’Arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano, lancia il suo messaggio augurale a docenti e studenti.
“Anche quest’anno ho pensato di scrivervi alcune righe per augurarvi, alla riapertura delle scuole, un buon lavoro. Anzitutto una breve riflessione: “docente” e “studente” sono dei participi presenti sostantivati. Il participio presente indica un’azione continuata nel tempo.
In un certo senso si è, nel contempo, docenti e studenti per tutta la vita. Ciò detto, desidero sostare brevemente con voi su un tema che mi sta a cuore: forse siamo divenuti tutti, in questi tempi, una facile preda dell’ansia e della fragilità non solo fisica ma anche psichica e spirituale. La parola “ansia”, etimologicamente, deriva dal verbo latino “ango”, che significa”stringere”, “soffocare”. L’ansia è, dunque, ciò che ci “soffoca”, che “restringe” i nostri orizzonti; ciò che ci toglie la speranza, che ci impedisce di pensare e di implementare il bene. “Fragile” trova la sua origine nel verbo latino “rangere”, ossia “rompere””Fragile” è, quindi, chi si rompe con facilità, chi non ha capacità di resistenza e di resilienza
“FRAGILE” può significare anche chi “infrange” il tessuto connettivo e costitutivo delle relazioni sociali sino, ahimè, ad eliminare fisicamente l’altro; sia nelle guerre tra popoli sia nelle nostre città. La filosofa Hannah Arende parlerebbe di «banalità del male». Non dobbiamo mai dimenticare che, in ultima analisi, l’altro siamo noi; poiché l’altro è essenziale nella costruzione della mia identità. Non si dà un “io” senza un “tu”! Sì, siamo fragili: «Si sta come/ d’autunno/sugli alberi/le foglie», scriveva il grande poeta Giuseppe Ungaretti. Anche la Bibbia conosce la fragilità umana, ma al contempo ne indica la via d’uscita.
Scrive e descrive poeticamente la fragilità umana il profeta Isaia con queste parole:
«Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua grazia è come il fiore del campo…
Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura per sempro» (40.6-8).
L’augurio che vi formulo è, dunque, quello di dare in voi “domicilio” a “parole belle e buone” e, soprattutto, alle parole del Vangelo. Parole che danno vita e non morte.Parole che ci fanno diventare
instancabili “tessitori” di speranza e di pace.”