bianchi-luca“Io mi fermo qui, nessuno è indispensabile”. L’assessore al Bilancio della Sicilia, Luca Bianchi, annuncia così le sue dimissioni. “Proprio perchè ritengo che il governo Crocetta sia la più grande occasione che ha avuto la Regione ma deve ricostruire attorno a se quel percorso di consenso che possa ridare forza a questa azione”, dice. “Non cerco paracaduti – aggiunge – non tratto nessuna via di uscita nè l’ho chiesta a nessuno. Le mie dimissioni sono irrevocabili e le formalizzerò nelle prossime ore”.

“Me ne vado senza alcuna polemica nei confronti di nessuno, quando uno va via deve solo ringraziare per la grande opportunità che gli è stata data. Ringrazio innanzitutto il presidente Crocetta che non mi ha mai fatto mancare il suo supporto convinto – ha proseguito ancora Bianchi – e ringrazio anche gli altri assessori. La nostra squadra non era composta da dodici persone rappresentanti di interessi, erano dodici persone che con le loro difficoltà hanno sempre lavorato unite, sbagliando insieme e facendo le cose bene insieme”.

“Non lascio la Sicilia – dice ancora – Non voglio che la mia fuoriuscita sia legata a un biglietto staccato verso altre destinazioni. Il problema non è mai stato quello di cercarmi un paracadute. Non tratto e non ho chiesto alcuna via d’uscita. Torno a fare il mio lavoro. Spero di avere compiuto un servizio a questa Regione”.

“In questi giorni complicati e convulsi – ha detto in precedenza Bianchi –  sentivo il bisogno di tracciare una linea su quello che è stato fatto finora e fare un bilancio. La riflessione ampia parte da ciò che è avvenuto ieri, sullo stop al dl pagamenti delle imprese che rappresenta la fotografia plastica di un pantano in cui siamo da troppo tempo, che ha rallentato alcune decisioni di carattere economico finanziario che richiedono invece decisioni in tempi rapidi. Non si può comunque disperdere il lavoro fatto dal Governo, che è stato di discontinuità con il passato. Abbiamo svolto un lavoro importante, che ha potuto contare su una fase di consenso. Partivamo da un disavanzo strutturale che oscillava tra un 1,5 miliardi del 2012 e 2 miliardi nel 2011. Quando siamo arrivati c’erano imprese non pagate da 4 anni, tre downrating, avevamo una credibilità molto deboli sui tavoli nazionali. Eravamo ben oltre il baratro, con l’azione di questo anno abbiamo portato un miglioramento sensibile ed un percorso di risalita. Ma dobbiamo fare ancora molto e i tempi della politica non sembrano andare d’accordo con i tempi dell’azione amministrativa”.

“Troppi hanno gioito per l’impugnativa della Legge Finanziaria e ha rappresentato un momento di rottura. Siamo intervenuti rendendo più efficace sia l’Irfis che Riscossione Sicilia – ha aggiunto – Adesso Riscossione Sicilia rischia la
chiusura. La credibilità che abbiamo sul piano nazionale e internazionale è cresciuta. Abbiamo per due volte mantenuto il rating che era sceso per tre volte. E abbiamo trasformato l’outlook da negativo a stabile. Poi si è rotto qualcosa. Il clima complessivo ha messo in seria discussione il lavoro fatto. Penso anche all’ultima finanziaria, che rivendico. Quella impugnativa è molto contraddittoria e ci costringe a una manovra correttiva difficile. Abbiamo liberato 300 milioni per far fronte alle spese più urgenti. Ma devo dire che troppi hanno gioito, in maniera irresponsabile, per quella impugnativa. Quello è stato un punto di rottura di un percorso. E ieri è arrivato il dl pagamenti alle imprese che non comportava nessun aumento di imposta. La mancata approvazione del dl peserà sulle tasche di tutti i cittadini siciliani. È un intervento a favore del sistema delle piccole e medie imprese”.

“Il dl pagamenti non prevedeva nessun aumento di imposte, avevamo ottenuto una norma nazionale per coprire il mutuo esclusivamente con i risparmi della sanità e dal 2016 avremmo potuto ridurre le addizionali Irpef e Irap, ipotecando solo un sesto dell’addizionale per trent’anni, ma soltanto come garanzia. Avevamo presentato un emendamento per sterilizzare anche la quota dello 0,35% con ulteriori tagli alla spesa. Ma è stata portata avanti una battaglia demagogica, basata su elementi non reali. Adesso la bocciatura del dl pagamenti colpirà tutti i siciliani. Adesso dovremo pagare interessi di mora pari all’8%, invece del 2,8% previsto col mutuo. A questo si aggiungono le sanzioni che arriveranno dall’Europa. E che possono arrivare anche al blocco delle assunzioni, mettendo a rischio anche le stabilizzazioni dei precari”.