Il Tribunale dei minori di Caltanissetta recepisce una sentenza dello Zambia e una pediatra single originaria di Enna viene riconosciuta anche in Italia madre di un bimbo di 7 anni, originario di Miengwe Masaiti (Zambia). La donna, Cristina Fazzi, da anni impegnata sul fronte umanitario, ha vinto così la sua lunga battaglia iniziata nel 2009. Da due anni il medico, che in Africa ha adottato cinque bambini, combatte per vedere riconosciuto il suo diritto di essere madre. La sentenza che dispone una delle pochissime adozioni in Italia da parte di un single, è stata emessa dai giudici Piergiorgio Ferreri (presidente) e Francesco Pallini (estensore).
“Il fatto che il Tribunale di Caltanisetta abbia recepito l’adozione avvenuta in Zambia di un minore affidato a una single, ripropone con forza la necessità che il nostro Paese cambi la legge sulle adozioni che prevede questa possibilità solamente per le coppie sposate”. È il commento del presidente di Equality Italia, Aurelio Mancuso.
“Sappiamo come in Italia – continua – la legge, causa anche di una burocrazia inefficiente, produce l’assurdo che vi sono più famiglie disposte all’adozione che bambini adottabili. Allo stesso tempo ancora troppi minori rimangono comunque affidati ai servizi. Questo avviene perchè una legge, ispirata giustamente a una puntuale attenzione ai diritti dei bambini, è però non adeguata ai tempi, e – sottolinea – negli effetti non riesce a risolvere i casi di adozione dei minori pre adolescenti e adolescenti”.
“L’apertura alle adozioni alle persone single e alle coppie di fatto – prosegue – così com’è avvenuto in tanti Paesi, darebbe finalmente un’occasione a molti più minori di accedere al diritto di avere come punto di riferimento figure adulte certe – conclude – che li aiutino a costruire un futuro stabile e in linea con gli orientamenti dell’Unione Europea”.
“Un caso che sembra rientrare nella norma” commenta Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e presidente della Commissione adozioni internazionali. Riservandosi di leggere la sentenza, Giovanardi spiega che ci sono due casi in cui a una persona singola – e non a una coppia come normalmente accade – la legge italiana concede il riconoscimento di un’adozione: la prima è quando si tratta di un’adozione speciale, altrimenti detta “mite” perchè il bambino non diventa figlio a tutti gli effetti e non ha gli stessi diritti di un figlio naturale. “Ciò si può verificare ad esempio quando un bambino in affido diventa grande e il tribunale può concedere all’affidatario, anche se è una persona sola, di adottarlo”.
O quando esistano tra l’adulto e il bambino legami affettivi o di cura tali che il giudice preferisce darlo in adozione a questa persona, anche se sola, piuttosto che a una coppia sconosciuta. L’altro caso è quando un italiano che vive all’estero da più di due anni decide di adottare un bambino in quel Paese, secondo le leggi locali. E poi, al momento di rientrare in Italia, chiede che l’adozione venga riconosciuta dal nostro Paese. “In entrambi i casi – spiega Giovanardi – non si tratta di adozione internazionale. E comunque rientra nelle norme attualmente esistenti”.
Secondo Maria Teresa Vinci, della Commissione adozioni internazionali, sono tanti i casi di italiani soli o coniugati che risiedono all’estero e lì hanno adottato un figlio. “Il tribunale dei minorenni italiano che ha la competenza a ratificare l’adozione, che è poi il tribunale dell’ultima residenza in Italia dell’adulto, dovrà solo verificare che l’adozione sia stata effettuata nel rispetto delle norme di quel Paese”.