Una condanna e una assoluzione. E’ questa la sentenza emessa dal Giudice per le udienze Preliminari del Tribunale di Agrigento, nei confronti di due canicattinesi M.L., 28 anni e G. D. di 32 anni, che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato perché accusati di violenza sessuale nei confronti di una ragazza all’epoca dei fatti minorenne.
Il Gup ha inflitto 2 anni di carcere a G.D. , mentre ha assolto perché il fatto non sussiste M.L. Per G.D. il Pubblico Ministero aveva chiesto la condanna a 5 anni di reclusione mentre per M.L. , a 3 anni e 4 mesi di carcere. I due imputati sono stati difesi dagli avvocati Giovanni Salvaggio ed Annalisa Lentini.
La vicenda risale al dicembre del 2008 quando la quindicenne, all’epoca ospite di una casa famiglia per disabili psichici di Canicattì, sarebbe stata costretta ad atti di libidine ed in alcuni casi ad avere rapporti sessuali con diverse persone. Infatti, al Tribunale di Agrigento, attualmente è in corso un altro processo che si sta celebrando con il rito ordinario e che vede imputati altri 4 canicattinesi.
La ragazza, che abita in una provincia diversa da quella di Agrigento, una volta tornata a casa, avrebbe raccontato tutto ai genitori i quali hanno presentato una denuncia alle forze dell’ordine. Nel marzo del 2010 alle persone coinvolte in questa delicata inchiesta era stato notificato un avviso di garanzia e contestualmente la richiesta da parte della Procura della Repubblica del capoluogo di un incidente probatorio con la loro vittima.
La minorenne, in un faccia a faccia, avrebbe riconosciuto i suoi presunti violentatori che in precedenza aveva identificato in commissariato, grazie ad alcune foto segnaletiche che le erano state mostrate dagli investigatori. Secondo l’accusa, inoltre, la minorenne, sarebbe stata sottoposta a violenze sessuali ma prima dei rapporti in alcuni casi le avrebbero fatto assumere sostanze stupefacenti o alcoliche.
I rapporti sessuali tra le sei persone e la ragazzina, infine, sarebbero stati consumati in macchina o a casa di alcuni degli indagati coinvolti in questa squallida vicenda. Per convincerla, inoltre, secondo l’accusa, avrebbero approfittato delle sue condizioni di inferiorità psichiche ed altre volte l’avrebbero minacciata di morte.
Fonte: Carmelo Vella, La Sicilia












