L’incapacità di assumersi le responsabilità è un problema atavico che riguarda l’uomo da sempre. Da bambini non ci si pensa due volte di puntare il dito sul compagno di giochi per indicare il responsabile di un danno o una marachella. Capita spesso che taluni adulti conservano questo tipo di atteggiamento e pur di non assumersi la responsabilità delle loro azioni e anche delle proprie omissioni, tendono senza indugio a indicare come colpevole,  altri, spesso coloro i quali queste responsabilità gliele fanno notare. Una forma di piccineria di cui spesso i protagonisti ignorano o fanno finta di ignorare le conseguenze.

Facciamo alcuni esempi pratici. Se il paese è sporco è colpa di chi non rispetta le regole. Questo è vero, è oggettivo. Ma la domanda da porsi è : vi è la responsabilità di chi delegato , pagato e incaricato per fare rispettare le regole , risulta totalmente incapace e inadeguato? Un buon insegnante come un buon amministratore, fa la differenza se riesce dove altri non sono riusciti. Il fallimento non è mai dell’alunno che non si riesce a recuperare o dell’incivile che non si riesce ad educare, ma di chi è incaricato a farlo. Vi è un interessante studio dell’Università inglese di Brunel che ha portato avanti uno studio su questo tipo di personalità, tracciandone le caratteristiche, in uno degli articoli pubblicati è impressionante come nella descrizione degli studiosi britannici ci sia l’identikit di taluni figuri che spesso sono intorno a noi. Oggi la vita di coloro che sono affetti da questo problema è un po’ più difficile, grazie alle nuove tecnologie. Perché se smentire una palese verità che magari viene raccontata oralmente, oggi materiale video, fotografico, registrazioni, li sputtanano oggettivamente senza alcuna possibilità di replica. E nonostante questo chi è affetto da questa patologia non esita a continuare di scrollarsi le proprie responsabilità, puntando il dito in altre direzioni. Lo studio prima citato   aggiunge a loro discolpa che spesso la loro mancanza di consapevolezza è dovuta a fattori estranei a pressioni psicologiche a forme di euforia alternata a momenti di sconforto.


La bugia, la menzogna, la promessa non mantenuta diventano per questi soggetti gli strumenti di cui si avvalgono. Spesso la cooptazione di gente intorno che possa in qualche modo coprire, difendere, avallare i loro comportamenti, magari utilizzandoli fino a quando sono loro utili per poi sbarazzarsene a prima occasione, è una metodologia di difesa e copertura.

Insomma questo tipo di personalità può creare problemi in base alla contestualizzazione lavorativa , sociale istituzionale. Per spiegare meglio il concetto….. se uno affetto da questo problema è il portinaio di un palazzo i problemi che egli creerà con il suo comportamento sarà circoscritto al condominio in cui egli opera, se invece dovesse avere responsabilità più ampie, a piangerne le conseguenza potrebbe essere una fascia più consistente di persone che dipendono  in maniera diretta e indiretta dalle azioni e dalle decisioni del soggetto.

All’argomento si è interessata anche un’autorevole testata, l’European Journal of social Psychology che ha definito in maniera precisa e puntuale la patologia di cui sopra: “questi soggetti pur essendo coscienti di avere sbagliato e della presenza di una dissonanza cognitiva, scelgono di mettere a tacere questa parte di sé per proteggere il proprio ego. Un argomento insomma, attuale  che invitiamo i nostri lettori ad approfondire.