Quem quaeritis?
Si avvicina il tempo della Pasqua che come ogni anno scioglie ai cristiani il tempo dell’attesa e della penitenza. Quest’anno, durante il tempo della quaresima, i miei cari concittadini canicattinesi hanno vissuto un momento importante, di grande valenza religiosa e civile: la traslazione delle spoglie mortali del Beato Rosario Angelo Livatino dal cimitero comunale alla chiesa di Santa Chiara. Dalle terre di Verona, dove sono stato chiamato a svolgere il mio ministero sacerdotale, ho seguito con molta attenzione e reale coinvolgimento l’intera cerimonia. La distanza geografica non mi ha impedito di essere spiritualmente presente alla traslazione di uno dei nostri più illustri concittadini.
Tuttavia alcune ombre hanno turbato la mia partecipazione. Ho avuto modo di leggere, devo dire con grande rammarico, che molti canicattinesi hanno visto malevolmente tale traslazione, riempiendo i social di varie manifestazioni di dissenso. La pletora di scontenti è davvero molto ampia: si è parlato addirittura di sacrilegio, di blasfemia, e preferisco non riportare ulteriori commenti di bassissima lega. Sembra che da più parti si levi il grido preoccupato che i vangeli fanno proferire a Santa Maria Maddalena allorché, accostatasi alla tomba vuota del Signore, esclama: “Dove lo avete portato?” A lei, in preda alla disperazione, sarà posta, invece, un’altra domanda: “Quem quaeritis?” “Chi cercate? È risorto non è qui.”
La preoccupazione tutta umana di Maria Maddalena viene placata dalla risposta di quell’uomo angelico, che poi si rivelerà essere Gesù stesso. Il Signore della Vita vive risorto, la sua tomba non è fra i mortali, il suo corpo non riposa fra i comuni nati da donna. Le spoglie del Beato Livatino sono state traslate nel tempio del Signore e attendono anch’esse la risurrezione dei giusti.
Mi riempie di stupore sempre nuovo il fatto che ad interessarsi di casi simili, inerenti alle beatificazioni o santificazioni, siano anche persone che, generalmente, non vivono la vita della comunità cristiana, e che quindi mancano dei parametri necessari per comprendere certi dinamismi che possono essere recepiti pienamente soltanto in un’ottica di fede. Tali persone giudicano l’operato della Chiesa portando argomenti che dinanzi alle anime formate alla spiritualita’ cristiana sono, se non risibili, di sconcertante fragilità.
C’è ad esempio chi avalla le ultime volontà, ora si sente dire del giudice, ora dei genitori, di poter riposare vicino ai propri cari nel medesimo monumento sepolcrale. Ammesso che ciò sia vero, viene spontanea la seguente osservazione: quale padre o quale madre, realmente credenti e sinceramente cristiani, non esulterebbe di gioia nel sapere che il prorio figlio viene posto nel tempio santo di Dio, in una chiesa consacrata? Non è forse questo un privilegio altissimo, oggi riservato solo a pochissimi? Quanto siamo diventati orizzontali e terreni noi cristiani! Alcuni paiono credere veramente che la gloria del Cielo dipenda dal riposare o meno accanto ai parenti più cari.
La Chiesa, che è madre e maestra, ci invita a guardare più in là.
Traslando il corpo di Livatino la comunità cristiana intende seguire il consiglio che Cristo stesso dona nel Vangelo: “Non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.” (Mt. 5,15)
E pare superfluo specificare che, senza ombra di dubbio, il giudice Livatino, benché noto per il suo profilo discreto ed il suo carattere schivo, come autentico credente e figlio della Chiesa, non si opporrebbe, come invece tristemente fanno in molti, alla volontà ben meditata di quest’ultima.
Quem quaeritis, dunque? Egli non è qui, è nel luogo che spetta agli eletti. Datevi pace, amici e concittadini! E non siate così malevoli da vedere sempre e dappertutto la sporcizia della corruzione, le trame venali del mondo, la filosofia dell’inciucio… ; Ci servono occhi nuovi, cari amici! Servono a tutti noi. Occhi nuovi per vedere che questa traslazione è stata un dono per i credenti in generale e per la nostra città in particolare. Occhi nuovi per vedere che le anime dei genitori del santo giudice si rallegrano del fatto che, anche in terra, le spoglie mortali del loro unico figlio sono onorate al punto da essere poste in una chiesa consacrata, vicinissime al corpo eucaristico di Nostro Signore! Viene da fare nostra, dunque, la domanda che riecheggia nel mattino di Pasqua: “Chi cercate?”
Se cercate il vip avete sbagliato persona.
Se cercate la visibilità di un momento avete sbagliato occasione.
Se cercate la chiacchiera sterile e la critica fine a se stessa avete sbagliato metodo e modo.
Chi cercate? Che cercate?
Sforziamoci realmente tutti e a tutti i livelli di imitare il santo modello e le luminose virtù del nostro caro concittadino. Imitiamone la fede, l’integrità civile, la lealtà alle leggi, l’obbedienza alla Chiesa, l’amore reale al Vangelo.
Se vogliamo realmente onorarlo curiamoci di vivere da cittadini santi anche noi! Scuotendo le mani, come dice il salmo, per non accettare regali; evitando gli intrallazzi; non cercando “l’amico” per questo o quel favore…; così si onora Dio! Così si venera la cara memoria di Rosario Livatino! Così… e non scadendo in becere ciarle da cortile che scandalizzano i semplici, oltraggiano le buone intenzioni della comunità cristiana, distolgono dalla venerazione dovuta al fulgido esempio del virtuoso giudice, inquinano la storia stessa della nostra amata Canicattì.
Verona, 17/III/2025
Don Raimondo La Valle,
Cappellano Militare.