“Quando si sente parlare di una pizza margherita a 12 euro, è comprensibile che scatti un riflesso di indignazione”. Lo afferma Salvatore Lorefice, presidente di Udicon Sicilia, un’associazione di consumatori intervenuto alla trasmissione Talk Sicilia per analizzare i costi per l’utenza nell’isola. Lo spunto è dato dalla vicenda di una coppia che ha pagato una pizza margherita 12 euro in un locale a Noto, come riportato in un articolo di BlogSicilia che ha suscitato molta indignazione.

La trasparenza sui prezzi
“Come associazione di consumatori, il nostro compito non è solo registrare la reazione immediata, bensì analizzare il contesto, valutare le cause e soprattutto difendere il diritto dei cittadini a essere informati e tutelati nei loro acquisti quotidiani” spiega il presidente di Udicon Sicilia, che parte dal primo punto, legato alla trasparenza dei prezzi.


“Il prezzo deve essere – dice Lorefice – sempre esposto in modo chiaro, leggibile e comprensibile. Questo è un diritto fondamentale del consumatore. Se il prezzo è ben visibile, chi sceglie di fermarsi accetta consapevolmente quell’offerta. Ma se invece il prezzo è comunicato male o viene scoperto solo al momento del conto, allora si può parlare di scorrettezza. La trasparenza è la prima forma di rispetto. Nel caso specifico, parliamo di una città bellissima e a forte vocazione turistica come Noto, che nei mesi estivi e nei weekend richiama migliaia di visitatori. Ecco, in questi contesti il livello dei prezzi tende fisiologicamente a salire, ma attenzione: non deve mai trasformarsi in speculazione. Perché il turismo può essere una ricchezza per tutti solo se resta accessibile”.

I dati Istat
In molte città, come Siracusa, il costo della vita è schizzato: stando ai recenti dati dell’Istat, nel mese di febbraio si è registrato un aumento dell’inflazione pari al 2,8%, tra i più alti in Italia. L’Unione nazionale consumatori ha stilato una classifica sul caro vita e la città siciliana (+2,8%, +600 euro) è al quinto posto in tutta la Penisola: davanti ci sono Bolzano, in testa a tutti, Rimini, Siena e Padova. Dopo Siracusa, Bologna (+2,1% e +584 euro), al settimo posto Imperia (+2,6%) poi Piacenza insieme Ferrara (+2,1%, +571 euro per entrambe) mentre al decimo posto c’è Bergamo con +2% pari a +559 euro.

I costi energetici
“A trainare l’Istat sono soprattutto – dice Salvatore Lorefice, presidente di Udicon Sicilia – gli energetici regolamentati, schizzati a +31,4% su base annua. Anche i beni alimentari freschi sono aumentati del +2,9%, quelli lavorati del +1,9%, e il cosiddetto carrello della spesa ha registrato un +2,0%. Questo vuol dire che tutto costa di più, anche per chi gestisce un locale: dall’olio alla mozzarella, dalla bolletta elettrica al costo del personale. È una realtà che non possiamo ignorare”.

“Non si può scaricare tutto sul consumatore”
Tutto vero ma è possibile scaricare tutto sul consumatore? Secondo Lorefice no. “Il rischio è che anche un bene popolare come la pizza, simbolo di convivialità e accessibilità, diventi un lusso. E allora la domanda che poniamo è: una pizza a 12 euro è giustificata? Dipende. Dipende dalla qualità, dalla location, dal servizio, dalla trasparenza. Ma soprattutto: non può diventare la regola”.

Le famiglie che faticano ad arrivare a fine mese
I dati dell’Istat dicono anche altro, cioè che le famiglie si stanno progressivamente impoverendo. “Secondo l’ultimo report Istat, nel 2024 l’indice di Gini del reddito primario in Italia è stato del 46,48%, sceso al 30,4% solo grazie agli interventi pubblici. Ma le diseguaglianze – analizza Lorefice – restano forti, soprattutto nel Mezzogiorno, e molte famiglie faticano ad arrivare a fine mese. Un’indagine recente stima che quasi il 45% delle famiglie italiane abbia avuto un miglioramento di reddito medio annuo di circa 586 euro grazie alle misure del 2024, ma per i più poveri si sono registrate anche perdite dovute alla sostituzione del Reddito di Cittadinanza con l’Assegno di Inclusione”.

Prezzi più equi o i consumi crolleranno
Dunque, da un lato l’inflazione dall’altro i redditi bassi. “Questo ci dice che serve più equità nei prezzi, più attenzione al potere d’acquisto, più ascolto – dice Lorefice – delle difficoltà quotidiane dei cittadini. Perché il rischio non è solo che una pizza costi troppo: è che la forbice sociale si allarghi, che la fiducia si perda e che il consumo si riduca. Un dato positivo arriva proprio da qui: a febbraio la fiducia dei consumatori è leggermente risalita, segnale che c’è voglia di ripartire, ma va supportata con politiche concrete, prezzi accessibili e qualità vera. Sì alla libertà di impresa, ma con responsabilità. Sì al diritto del consumatore di scegliere, ma con trasparenza. E sì alla qualità, ma con un prezzo giusto”