“Sei espulso! Sei espulso!”. Come i mammasantissima del basket americano cacciati in “Forget Paris” dall’arbitro Billy Crystal, lievemente indisposto dalle sue disgrazie sentimentali e perciò malato di onnipotenza, i giovani grillini di Catania stanno cadendo uno a uno come pere. A falciarli a colpi di scomunica manco fossero spighe senza peso sono solo in tre, tutti mietitori di secondo pelo; una sorta di triumvirato di volponi autoproclamatosi silenziosamente alla guida cittadina di un movimento (se dite partito precludete subito i rapporti) che non soltanto in ogni avamposto nazionale non accetta comandanti, ma che pretende giustamente di catturare e candidare soprattutto verginelli.

E invece i pivelli etnei sono lì paralizzati dalla loro bella idea di “partecipazione condivisa e trasparente” e dall’ossessivo motto “uno vale uno” che si frantuma come in un crash test contro la pratica e implacabile scure di Angelo Privitera, Mario Giarrusso (anni fa dentro la Rete di Orlando) e Gianni Coppola. Hanno cominciato con Livio e Benedetto, due ragazzi considerati troppo criticoni (soprattutto il secondo, Livio è talmente predisposto al sorriso che per buttarlo fuori da qualcosa devi essere Crudelia Demon), espulsi in una riunione-imboscata con quattro gatti. La frangia dei verginelli è insorta per difenderli e così gli screzi sopiti hanno preso la forma del golpe.

Ecco, per chi a pochi passi dalle elezioni di un periodo clamorosamente critico si chiedesse chi diavolo sono a Catania quelli del Movimento 5 stelle e per quale motivo non se ne sente mai parlare, è perché sono un po’ distratti dal probabile terzo scisma in sei anni, sempre che gli sbarbatelli ingenui e simpaticamente logorroici non riescano a reagire contro la mannaia.

Alcuni attivisti (lo scatto da “simpatizzante” semplice arriva alla quinta riunione) hanno seguito gli anziani, ma molti stanno con i marmocchi. Non stiamo parlando dell’esercito di Serse, o delle giacche blu contro Geronimo (sempre “numerose come le cavallette” nella visione indiana), ma di due contingenti rispettivamente di una ventina e di una trentina di adepti. Questo per ora offre la pavida Catania. Con il secondo gruppo intimorito dallo scafato decisionismo del primo, considerato arrogante, prevaricatore e “fascista” (termine web-scagliato dalla ventenne guerriera Gianina), perché ha occupato gli unici veri spazi che contano per Grillo – quelli internettiani dei cosiddetti meetup e di Facebook – censurando ogni tentativo di discussione dei segati e respingendo le convocazioni di assemblee riconciliatorie al grido urticante di “siete fuori e il regolamento è con noi, lasciateci lavorare”, condito da velate minacce agli incerti; giusto per ricordarci che la politica è una brutta bestia per chi vuole rimanere immacolato ed è maledettamente difficile non farsi sfilare quello che gli altri non hanno il diritto di prendersi.

Qui si gioca tutto su un simbolo. Una faccina barbuta che fa gola a tanti: chi la detiene può sperare di entrare a Palazzo degli Elefanti. E si dice che gli old boys, con la lista dei candidati già in tasca, siano convinti di raccogliere per contagio automatico il voto di protesta dei cittadini esasperati ed esaincazzati. Tutto questo nello scontato, e per una volta forse giustificato, distacco mediatico.

Il risultato della guerra civile insomma è un movimento sdoppiato, come nei mondi paralleli dei romanzi di fantascienza: due fazioni, due siti, due assemblee. Ogni gruppo si tiene alla larga dall’altro, uno per snobismo e l’altro per paura, con qualche infiltrazione per adesso ben tollerata. L’emissario dei matusa per esempio, uno che di cognome fa Duro per un un formidabile caso di nomen omen, una sera in piazza Dante (la fantastica sede del M5s è la strada) ha lanciato messaggi punitivi ai nemici e nessuno ha avuto la prontezza di procurare un sottofondo di marranzano durante il suo intervento. Perché i giovincelli col cartellino rosso appeso sulla fronte corrispondono molto più alla descrizione del perfetto grillino, ma non ne hanno ancora la risolutezza da “vaffanculo”.