“Se la legge è uguale per tutti, perché tra centinaia di nudisti presenti in spiaggia sono stati denunciati solo in undici? Perché continuare in questa persecuzione se la cassazione in due distinte sentenze ha sancito il diritto a esporsi nudi in luoghi usualmente frequentati da naturisti?”.

Sono ancora senza risposta gli interrogativi posti dal presidente dell’associazione “Unione naturisti siciliani” a margine della seconda udienza relativa alla denuncia nei confronti di un gruppo di nudisti fotografati dalle forze dell’ordine mentre lo scorso 5 agosto 2012 prendevano il sole nel tratto di spiaggia di Torre Salsa in provincia di Agrigento.

Le persone indagate sono accusate di atti osceni in luogo pubblico, rimprovero che secondo l’accusa sarebbe avvalorato dagli scatti delle forze dell’ordine che attestano la presenza dei bagnanti svestiti sulla spiaggia. Elemento, quest’ultimo, che gli stessi imputati, rappresentati dall’avvocato Jean Pascal Marcacci, non intendono contestare ma sul quale dichiarano l’assoluta mancanza di rilevazione di reato.

“Proprio le foto poste agli atti attestano che non è stato commesso alcun atto osceno, ipotesi di reato per il quale anche il pm ha richiesto l’archiviazione – precisa Leonardo Rosso –. Ma, non è ravvisabile nemmeno il reato di atti contrari alla pubblica decenza, perché decine di sentenze in Italia relative a fatti del tutto sovrapponibili a quelli avvenuti a Torre Salsa si sono concluse con l’assoluzione”.

Anche l’ultima pronuncia dello scorso 3 ottobre relativa alla denuncia di alcuni naturisti nella spiaggia di Lido di Dante (Ravenna), conferma un concetto già ampiamente ribattuto dalla giurisprudenza, e cioè che non costituisce reato esporsi nudi al sole in luoghi storicamente frequentati da naturisti.

Lo stesso sindaco di Siculiana Mariella Bruno ha già dichiarato in precedenza l’intenzione di disciplinare una pratica consolidata in una parte del litorale di Torre Salsa, tratto di spiaggia appositamente raggiungibile solo dopo aver percorso circa 2 chilometri a piedi sulla battigia e dunque distante dagli sguardi dei bagnanti definiti “tessili”.

“Tanti articoli hanno riportato che la presenza di bambini aggraverebbe la posizione degli indagati – prosegue il presidente dell’Unione naturisti –. Invece, proprio la loro presenza senza abiti insieme alle famiglie sottolinea il carattere sano, naturale, familiare e anche educativo del naturismo, stile di vita che nulla ha a che vedere con pratiche legate alla sessualità”.

La prossima udienza davanti al gip Stefano Zammuto si terrà il 21 gennaio. “Tutti gli Stati europei garantiscono il diritto ai naturisti di praticare il loro stile di vita: è ora che l’Italia si adegui – conclude Leonardo Rosso –, non solo per uniformarsi alla Comunità Europea di cui fa parte, ma anche perché è un segno di democrazia rispettare e garantire tutte le minoranze presenti”.

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