migranti-300x159Un altro naufragio, giovedì scorso nel Canale di Sicilia, con centinaia di dispersi. Forse quattrocento, secondo le testimonianze raccolte da Save the Children, i cui operatori hanno parlato con i superstiti, sbarcati ieri sera a Pozzallo dalla nave Argo 29 che li ha soccorsi.

Mercoledì notte da Sabrata, in Libia, sarebbero partiti due pescherecci e un gommone. Un primo peschereccio, sembra con 500 persone a bordo, trainava un secondo peschereccio – senza motore – con altre centinaia di migranti. A bordo dei due pescherecci soprattutto eritrei e subsahariani. A fianco dei due pescherecci un gommone con un altro centinaio di persone, che non sarebbe rimasto coinvolto nel naufragio.

IL RACCONTO DELLA TRAGEDIA. “Giovedì mattina – hanno raccontato i testimoni – il peschereccio trainato ha cominciato a imbarcare acqua e dopo un po’ è affondato. Alcuni migranti si sono buttati in acqua per raggiungere la prima imbarcazione; ma solo poche persone sono riuscite ad aggrapparsi alla fune che legava il secondo peschereccio al primo e a mettersi in salvo. A quanto pare a bordo c’erano tante donne e diversi bambini”. I migranti sono stati poi soccorsi dalla nave mercantile Asso 29, che oggi ha portato a Pozzallo i superstiti, circa 700. Tra questi, anche una bambina sola di 4 anni che ha perso la mamma in un incidente stradale mentre erano ancora in Libia. Sulla nave sono stati rintracciati i suoi zii ai quali la piccola è stata affidata.

Lo scafista, un sudanese, è stato poi fermato a Pozzallo anche con l’accusa di aver provocato la morte di una donna come conseguenza di altro delitto: sarebbe stato lui ad ordinare di tagliare la fune che trainava il secondo peschereccio e che, con un “effetto fionda”, ha colpito e ucciso la vittima. Successivamente la squadra mobile ha arrestato tre suoi complici, uno dei quali è un minore. In manette sono finiti Tipton Abakar, ghanese di 20 anni; S. D. M., 16 anni, nato in Guinea; Kingsley Iguma, nigeriano di 28 anni.

SALVATI 13.000 DISPERATI. Sono giorni terribili per chi attraversa il Mediterraneo. Oltre 13 mila disperati in salvo, 65 vittime accertate tra cui anche 3 neonati e centinaia di dispersi, uomini, donne e bambini finiti inesorabilmente in fondo al mare. La settimana che si sta per chiudere conferma, purtroppo, quanto ormai da mesi vanno ripetendo gli esperti: sarà un’estate difficile e senza un intervento concreto dell’Europa sull’Africa non si riuscirà ad arginare il flusso immenso di migranti che dalla Libia – e nelle ultime settimane anche dall’Egitto – tentano di raggiungere le coste italiane. E si continueranno a contare i morti nel canale di Sicilia.

I numeri degli ultimi sei giorni sono impressionanti, non tanto in assoluto – i dati del 2016 sono allineati con quelli dello stesso periodo del 2015 ribadiscono al Viminale – quanto per l’intensità delle partenze: nell’ultima settimana sono salpati da Sabratha, Zuwara e dalle spiagge vicino Tripoli, a distanza di poche ore l’uno dall’altro, almeno una settantina di gommoni e una decina di barconi stracolmi. Vuol dire più di 15 al giorno, con un rallentamento nella giornata di oggi quando la centrale operativa della Guardia Costiera è dovuta intervenire solo su 4 richieste di soccorso. Significa chiaramente che il fantomatico governo di Sarraj non ha al momento alcuna autorità e non riesce minimamente a controllare i trafficanti di uomini.

IMBARCAZIONI SEMPRE PIU’ PRECARIE. L’altro elemento che emerge da quanto avvenuto nell’ultima settimana nel Mediterraneo è che le imbarcazioni in partenza dalla Libia sono in condizioni sempre più disastrose e a stento riescono a raggiungere le acque internazionali, dove sono schierate le navi dell’Europa e dell’Italia. La conferma arriva purtroppo dai naufragi degli ultimi giorni: tre accertati e documentati dalle immagini della Marina Militare, con 65 vittime recuperate e centinaia di dispersi, un quarto che emerge dai racconti dei sopravvissuti.