Un boato nella notte. Così violento e sconquassante che la gente della zona scende in strada pensando a un terremoto. Ma la deflagrazione, che demolisce un palazzo di tre elevazioni in una zona centrale di Catania è dovuta probabilmente allo scoppio di una o più bombole di gas che fa una vittima e quattro feriti, due dei quali gravi.

L’esplosione coinvolge anche due palazzine attigue, subito evacuate. In una scena da bombardamento aereo il piccolo stabile è letteralmente sventrato: facciata, solai, pavimenti e pareti formano un cumulo altissimo di macerie. I vigili del fuoco scavano a mano e riescono ad estrarre una bambina di un anno e sua madre, portate all’ospedale Garibaldi a Nesima.

BIMBA FERITA. La piccola, un anno, è in codice rosso e c’è allarme per le sue condizioni di salute. E’ ricoverata in coma farmacologico con la prognosi riservata: ha riportato una frattura cranica laterale sinistra e presenta anche due focolai contusivi emorragici per i quali non è necessario sottoporla a un intervento chirurgico, ma soltanto a controlli clinici. “Le lesioni contusive e le frattura – sottolinea il primario della Rianimazione pediatrica dell’ospedale Garibaldi Nesima,il dottore Giuseppe Ferlazzo – sono stabili e a un primo controllo neurologico è stato evidenziato peraltro un movimento spontaneo dei quattro arti e presenza dei riflessi”.

Nelle due sedi dell’ospedale Garibaldi, Nesima e Centro, dopo la notizia del crollo della palazzina, il dipartimento di Emergenza dell’Azienda, diretto dal dottor Sergio Pintaudi, ha attivato immediatamente il protocollo per l’emergenza di massa. Il papà della bambina è stato avvertito telefonicamente e arrivato in ospedale si è ferito inveendo e colpito degli oggetti nel pronto soccorso. Lui è marocchino, la mamma della piccola è italiana. “Non ci ho visto più dagli occhi per la rabbia e il dolore” ha dichiatato l’uomo.

Gli altri due feriti sarebbero in altri due ospedali, uno in codice rosso, intubato, non può parlare. Uno dei quattro feriti è ustionato e secondo la Procura di Catania, diretta dal procuratore Carmelo Zuccaro, sarebbe stato vicino al luogo dove sarebbe avvenuta l’esplosione della bombola. L’uomo è stato ricoverato all’ospedale Vittorio Emanuele di Catania e poi trasferito, con un elicottero del 118, all’ospedale Civico di Palermo. Secondo alcuni vicini, dalla sua abitazione, al primo piano, provenivano dei rumori tipici di lavori domestici e c’era odore di gas. Gli altri due feriti, non gravi, sono nell’ospedale di Lentini, nel Siracusano.

Il Comune di Catania ha inviato sul posto propri operai e dirigenti: spiegano che nel palazzo non c’è fornitura di gas metano e che l’esplosione sarebbe legata quindi alla deflagrazione di bombole di gas.

VIVA PER MIRACOLO. Francesca Giuffrida, 67 anni, si dice “Viva per miracolo”. Seduta su dei gradini esterni di un negozio, vede le macerie della sua casa e sembra combattuta tra il dolore della tragedia e il sospiro di sollievo di non esservi coinvolta. “Ci potevo essere anch’io là sotto, magari morta – ragione con voce apparentemente calma – e invece ieri sono andata a casa di mio figlio. E questo mi ha salvato la vita”.

Ovviamente conosceva “da anni tutte le persone del palazzo”. “Tutte persone – sottolinea – tranquille”. Anche lei sa della morta della persona anziana travolta dalle macerie: “certo – conferma – era la ‘signorina’: non era sposata e viveva da sola”. “Adesso basta – chiosa – non voglio dire altro: sto cercando di capire dove andrò a vivere…”. La procura ha aperto un’inchiesta per disastro colposo.