Quella della Settimana Santa a Delia è una tradizione ultracentenaria entrata prepotentemente nella vita della gente deliana. Secondo testimonianze e ricostruzioni, la tradizione pasquale deliana nacque nella metà del XVIII secolo ispirata al testo “Il riscatto di Adamo” dell’Orioles. Si tratta di un testo molto diffuso in Sicilia e che a Delia negli anni è stato innovato dalla gente del luogo e in particolar modo nella seconda metà dell’Ottocento dal Prof. Calogero Ferrara. Seconda quanto narrato da diversi storici deliani, la tradizione del “Mortorio”, come veniva definita, è antichissima e ben radicata nel territorio deliano, infatti molte frasi del testo teatrale sono entrate nell’uso comune della gente deliana, affiancando antichi proverbi della “saggezza popolare”.Inoltre si dice che il “Mortorio” veniva realizzato in maniera discontinua, ogni tre / quattro anni. Da cinquant’anni a questa parte, grazie alla nascita del “Comitato Pro Mortorio e Settimana Santa”, oltre a un’organizzazione stabile, la tradizione pasquale deliana ha assunto una distribuzione del programma più omogenea. Infatti in passato le scene venivano rappresentata in un’unica serata, dalle 19 circa fino all’alba e venivano portati in scena i vari momenti della Passione di Cristo partendo dall’ingresso a Gerusalemme e finendo con la Deposizione dalla croce. Il primo maggio 1960 per iniziativa e volontà di un gruppo di martorianti capitanati dal Prof.
Pasquale Caramanna e da Calogero Talluto venne istituito il Comitato Pro Mortorio e Settimana Santa Delia che regolarizzò e stabilizzò l’antica e sempre viva tradizione pasquale. Dai locali al chiuso adibiti a teatro nella notte del “Mortorio”, si uscì per strada. Centro dell’universo pasquale deliano divenne la Piazza Madrice ma va detto che la festa abbraccia, anche attraverso le processioni, l’intero suolo deliano. Si comincia la Domenica delle palme con la benedizione delle palme e dei ramoscelli d’ulivo nella Parrocchia S. Maria d’Itria da dove prende le mosse un corteo che si snoda per le vie del centro storico fino a raggiungere la Chiesa Madre – S. Maria di Loreto dove viene celebrata la Messa.
In serata alle 20.30 sul palco vengono rappresentati Prologo, Discorso montagna e miracoli, Entrata in Gerusalemme, Spartenza tra Gesù e la Madonna. Il Mercoledì Santo è il giorno del Primo consiglio quando i sacerdoti decidono di arrestare e condannare a morte Gesù. Al consiglio fa seguito il Piano cattura e l’Offendo il ciel quando Giuseppe e Nicodemo provano a dissuadere dai suoi propositi Misandro, figura creata dall’Orioles che storicamente e biblicamente non esiste ma che incarna l’avversione a Cristo insita già nel nome di chiara matrice greca che vuol dire “Nemico dell’Uomo”.
Giovedì pomeriggio nella Chiesa Madre, al termine della celebrazione eucaristica, viene “nascosto” Gesù Cristo, una vecchia tradizione che fino a qualche anno fa veniva accompagnata dal suono della “19”, marcia funebre eseguita dal Corpo bandistico che bagnava di lacrime i volti dei fedeli.
Adesso ad accompagnare la funzione sono i “lamentatori”, un gruppo di giovani e anziani che sta facendo rivivere un’altra antica tradizione, quella de “Li lamenta”, canti che rivivono la Passione e il dolore patito da Gesù Cristo. Oltre ad accompagnare la funzione del Giovedì, i lamentatori accompagnano sia la processione delle palme sia le processioni del Venerdì Santo.
Il Giovedì santo vengono rappresentate l’Ultima cena, l’ Orto e la Cattura. Gesù Cristo imprigionato viene fatto scendere giù dal palco e legato tra funi attraversa l’intera Piazza Madrice, passando in mezzo ai fedeli e raggiungendo la sede del comitato. Quindi il programma si chiude con la Negazione di Pietro. La notte tra giovedì e venerdì è accompagnata dal tipico suono del “tromba e tamburo” che rievoca l’affannosa ricerca di Cristo da parte dei soldati.
Venerdì santo è il momento più suggestivo dell’intero programma con la spettacolari Cadute. Alle 11.30 alla Madrice si radunano migliaia di fedeli per la processione del’Urna, dell’Addolorata e di San Giovanni che, portati in spalla dai membri dei vari comitati, e accompagnati dalle note del Corpo bandistico “Petiliana” e dai “Lamentatori”, raggiungono, passando per la salita del Calvario, la Piazza Croce dove la sera sarà rappresentata la Scinnenza.
Dopo il bacio della Croce che avviene nel primissimo pomeriggio all’interno della Chiesa Madre, alle 17 con la flagellazione del Cristo e con l’arrivo di Pilato in Piazza Madrice a bordo della biga si apre l’intenso programma rappresentativo del Venerdì Santo. Dopo l’Ecce homo e il confronto tra Caifas e Pilato, quest’ultimo emette la condanna del Cristo che dal palco allestito in Piazza Madrice viene portato in Piazza S. Antonio dove prenderà sulle spalle la Croce.
Da qui muoverà il lungo corteo delle “Cadute”. Ad ogni incrocio Gesù (quest’anno interpretato da Sergio Palumbo) cadrà più volte sotto il peso della Croce e questo è un momento estremamente sentito dalla gente che si affolla per vivere da vicino questo momento e sembra quasi mimetizzarsi nella scena ricordando la curiositas degli ebrei nell’accompagnare l’ascesa di Cristo al Calvario.
In Piazza Cesare Battisti avviene l’incontro col Cireneo grazie al quale il Cristo rifiata prima dell’ultima fatica, la salita fino alla Chiesa della Croce salendo con la croce in spalla i gradini del sagrato. Ai piedi della Chiesa migliaia di persone assistono all’ultima caduta prima della Scinnenza rappresentata all’imbrunire. Gesù viene posto in croce, trema la terra, i nemici di Cristo fuggono via, rimane indomito Misandro che si confronta col Centurione pentito. La Deposizione dalla Croce del corpo ormai esanime di Cristo è il prologo alla conclusione delle rappresentazioni col toccante monologo della Madonna che stringe tra le sue braccia il figlio defunto.
Alle 22.30 dalla Croce ha inizio la processione dell’Urna, dell’Addolorata e di San Giovanni riportati in spalla dai fedeli in Chiesa Madre dopo aver attraversato le vie deliane. Sabato Santo è l’ultimo giorno di rappresentazioni con l’Incontro tra Pietro e Giuda, il Pentimento di Pietro e la Disperazione di Giuda. Fino a qualche anno fa Giuda si impiccava sul palco, mentre da un paio di anni a questa parte il traditore di Cristo si inabissa spettacolarmente negli inferi.
La Domenica di Pasqua si conclude il lungo e intenso programma organizzato dal Comitato Pro Mortorio e Settimana Santa che, dopo la morte avvenuta a gennaio del Prof. Caramanna, storica guida dello stesso per oltre cinquant’anni, è guidato da Natale Noto il quale ha pensato bene di rispettare la tradizione e l’ultima volontà del “Professore” che aveva già avviato l’iter della Pasqua deliana 2010 prima di morire improvvisamente. Tornando alla Domenica di Pasqua, questa è caratterizzata dall’Incontro.
I simulacri del Cristo Risorto e della Madonna, portati a spalla dai fedeli, si incontrano e si baciano tre volte sia la mattina, sia il pomeriggio. La caratteristica dell’Incontro sta nel gioco di bandiere da parte degli stendardisti e nella spettacolare corsa in salita del Cristo dopo ogni bacio.
ùLa mattina, alle 11.30 i due simulacri si incontrano in piazza Madrice e Gesù corre lungo la lunga salita della Via Cavour terminando la sua corsa solo al termine della stessa nonostante il lastricato degli ultimi metri. Alle 20 l’Incontro avviene all’incrocio tra il Corso Umberto I e la Via Petilia. Anche qui, dopo ogni bacio, reso ancora più suggestivo dalle luci che illuminano la sera deliana, Gesù corre lungo la Via Petilia.
Sia la mattina che il pomeriggio l’Incontro è accompagnato dalle note del Corpo bandistico “Petiliana” di Delia che esegue una tipica marcia allegra che accompagna per circa mezz’ora questo “spettacolo” con un’intensità e una velocità di suono che cresce man mano che i due simulacri si avvicinano e si bacian