Il quadro della Madonna del riposo di via Gela non smetterebbe di lacrimare, sangue e lacrime, ad intervalli irregolari, anche più volte al giorno e davanti a decine e decine di persone incredule. Adesso c’è anche qualcuno che dice di avere sognato quanto sta accadendo al terzo piano della palazzina di via Gela oltre un anno e mezzo fa.
Maria, quarantacinque anni, residente a Milano ma originaria di Niscemi ha interrotto le sue vacanze estive e si è fatta accompagnare dal marito a Licata. Dice di avere sognato la madonnina del riposo parecchi mesi fa, “E’ tutto come avevo sognato – dice emozionata e provata dinanzi al quadro della Madonna, riposizionato sulla parete che sovrasta la camera da letto, in casa dei signori Amato –  quando ho letto il giornale d in prima pagina ho visto la foto del quadro per poco non mi è venuto un mancamento, oggi la sensazione si è ripetuta, ho riconosciuto questa casa e queste scale, solo adesso mi è chiaro il significato di quel sogno. Io sapevo – conclude Maria, la quale vuol mantenere l’anonimato per ragioni di privacy – quello che sarebbe successo – non sapevo ne dove ne quando ma avevo sognato tutto”. Maria non si definisce una mistica, ma in passato dice di essere stata protagonista di altri piccoli episodi del genere. “Non sono qua per chiedere una grazia per me – dice  – ma sentivo di dovere rendere omaggio alla Madonna che in qualche modo ha voluto darmi un segnale della sua presenza”. Il pellegrinaggio alla casa di via Gela, intanto, non si placa, continua a giungere gente da tutta la Sicilia, un flusso discreto e continuo, salendo o scendendo lungo le scale del condomino si incontrano uomini, donne e bambini che silenziosamente rendono omaggio all’immagine sacra. Arriva gente che porta bimbi malati, costretti in carrozzella o con patologie gravissime. Spesso il fenomeno della lacrimazione si ripete, l’ultimo segnalato dalla famiglia ieri mattina. Il quadro è stato riposizionato nel suo posto originale, sulla parete sopra il letto, un foglio attaccato vicino intima ai presenti di non toccare il quadro e di non fare foto. Un signore chiede di potere fotografare l’immagine, dice di non essere licatese e di essere venuto da lontano, la padrona di casa, gentilmente ma con fermezza nega il consenso.  Si vuole evitare ogni strumentalizzazione, ogni abuso o  troppa invadenza. Tutto questo mentre si attende che la famiglia sciolga la riserva sul destino da riservare al quadro, se si accetterà che la chiesa lo prenda in custodia per effettuare le analisi necessarie a fugare, o a confermare, la soprannaturalità del fenomeno, verrà nominata una commissione di indagine teologica e si avvierà la procedura prevista in questi casi. In caso contrario, gli scenari che si aprono dinanzi ai proprietari non sono tantissimi, certamente non potranno tenere all’infinito aperta la loro casa a tutti coloro i quali vorranno vedere o pregare davanti al quadro che lacrima.

fonte LicataLive24.it