La mafia voleva uccidere il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catania Pasquale Pacifico, che coordina le inchieste sul clan Cappello. Il progetto è stato sventato da Carabinieri del comando provinciale di Messina, che hanno notificato una ordinanza di custodia cautelare in carcere a Orazio Finocchiaro, 40 anni, appartenente a una frangia del clan Cappello, quella dei Carateddi, di Catania, rinchiuso nel carcere di Udine, che durante la detenzione con alcuni ‘pizzinì aveva ordinato l’assassinio del pm antimafia.
L’attività investigativa è stata diretta dai magistrati della Procura della Repubblica di Messina, che ha la competenza sui reati che coinvolgono i magistrati del vicino distretto giudiziario, in stretta sinergia con quelli della Procura di Catania. A rivelare di essere stato incaricato da Finocchiaro di uccidere Pasquale Pacifico è stato l’ex collaboratore di Giustizia Giacomo Cosenza. I messaggi venivano recapitati in carcere grazie a un detenuto comune che faceva da “postino” tra Finocchiaro, sottoposto al 41 bis, e gli esponenti del clan.
I particolari della vicenda sono stati resi noti durante una conferenza stampa a Messina alla quale hanno partecipato i procuratori della Città dello Stretto, Guido Lo Forte, e di Catania, Giovanni Salvi. “Con questo attentato – ha detto Lo Forte – Finocchiaro voleva affermare il suo predominio all’interno del clan”.
Pacifico ha tra l’altro coordinato l’operazione “Revenge” della squadra mobile di Catania sul gruppo emergente dei ‘Carateddì capeggiato dal boss, ora detenuto, Sebastiano Lo Giudice. All’epoca emerse che la cosca aveva in progetto di aprire una sanguinosa faida con esponenti della famiglia Santapaola per ottenere il controllo degli affari illeciti nella città, e in particolare, il traffico di sostanze stupefacenti.
L’inchiesta, come ha spiegato il procuratore Salvi, “scaturisce dalle indagini che avevano sgominato il clan Cappello, in lotta in quel momento con altri gruppi per il predominio nella città etnea. Con le sue indagini, Pacifico aveva stravolto i loro piani”.
“Una perizia sui pizzini sequestrati – ha aggiunto Salvi – ha accertato che era la calligrafia di Finocchiaro”. Nel messaggio in cui ordina l’attentato Finocchiaro scrive: “Fratello spero che riesci a scaricare tutte le pallottole su quel cesso che non deve vivere, brucia poi il biglietto”.
“Ero e resto tranquillo, sereno – ha commentato Pacifico – chi fa il mio lavoro di magistrato, soprattutto per una Direzione distrettuale antimafia particolarmente impegnata nella lotta a Cosa nostra, mette nel conto che cose del genere possono succedere. Per me non cambia alcunchè”. Al sostituto della Dda di Catania è arrivata la solidarietà di magistrati e sindacati e quella bipartisan di esponenti politici.
“Congratulazioni, per l’efficace lavoro svolto, alle Procure della Repubblica di Messina e Catania ed alle forze dell’ordine che hanno bloccato il progetto di attentato nei confronti del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia etnea, Pasquale Pacifico. A lui totale solidarieta’ e sostegno”. Lo afferma Gianpiero D’Alia, presidente dei senatori dell’Udc, coordinatore del partito in Sicilia e componente della Commissione parlamentare antimafia.
“Il progetto di un attentato – aggiunge l’esponente centrista – deve indurre tutti a non abbassare la guardia e a non sottovalutare mai la pericolosita’ anche militare della mafia”.
Esprimo la mia solidarietà al magistrato Pasquale Pacifico, oggetto della vendetta di Cosa nostra, e le mie congratulazioni alla Procura di Messina e alla Dda di Catania per aver sventato il piano omicida di Cosa nostra”. Lo dichiara il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia.
“La lotta alla mafia – aggiunge Lumia – necessita sempre di un livello di attenzione elevato e del sostegno delle istituzioni, della politica e della società, soprattutto nei confronti di chi si trova a combattere in prima linea il crimine organizzato”.