Dieci anni di carcere. E’ questa la pena inflitta ieri mattina, ad A.F., 18 anni di Canicattì accusato dell’omicidio di Calogero Giardina, 24 anni anche lui residente in città ed avvenuto nell’estate dello scorso anno.
La sentenza del processo di primo grado è stata emessa dal Giudice per le udienze preliminari del Tribunale dei Minori di Palermo, Antonina Pardo davanti al quale si è svolto il processo a carico di Ferrigno che all’epoca dei fatti era minorenne.
Il pubblico Ministero del procedimento Paoletta Caltabellotta aveva invece chiesto nel corso della sua requisitoria, la condanna dell’imputato a 15 anni di reclusione. Ma alla fine è prevalsa la linea difensiva sostenuta dall’avvocato Diego Giarratana, il quale, grazie anche ad una perizia effettuata sul proprio assistito da uno staff composto da un educatore, uno psicologo ed un assistente sociale, è riuscito a dimostrare come la personalità di A.F. sia fragile e facilmente condizionabile.
Il giovane, infatti, si sarebbe lasciato trascinare e coinvolgere in questa triste vicenda. Per questo motivo al ragazzo sono state concesse le attenuanti prevalenti : la giovane età e la sua fragilità psicologica. La famiglia di Calogero Giardina non si è potuta costituire parte civile perché il processo nei confronti di minorenni non lo consente.
L’omicidio di Calogero Giardina, avvenne il 16 luglio dello scorso anno a Canicattì. Secondo una ricostruzione effettuata dai carabinieri che si sono occupati delle indagini, A.F. che all’epoca dei fatti era minorenne, avrebbe invitato la vittima ad uscire fuori dal bar in cui si trovava, per un “chiarimento”: aveva infatti scoperto che la sua ex fidanzata frequentava il giovane. Una volta fuori dal locale, l’aggressore al termine di una lite gli ha conficcato un cacciavite nella testa e poi è fuggito. Il ragazzo dopo essere stato allontanato una prima volta da alcuni presenti e da Calogero Giardina con il quale aveva ingaggiato una rissa per motivi di gelosia, era tornato in un secondo momento, tenendo con se il cacciavite, diventato successivamente l’arma del delitto, con la volontà di colpire con violenza la propria vittima.
FONTE: Carmelo Vella
Dopo la sentenza del tribunale di Palermo, scoppia l’indignazione dei familiari di Calogero Giardina “Una vita umana vale 10 anni di carcere? ” E’ questo l’interrogativo che si pone, dopo aver appreso la sentenza, Gaetano Giardina, fratello della vittima , incredulo per una pena così lieve. “E’ come se lo avessero ucciso due volte, il dolore dei familiari diventa ancor più inconsolabile quando si trova davanti ad un sistema che non sa valutare la gravità dei reati commessi” – commenta Gaetano Giardina – “ ci aspettavamo una pena più severa, mio fratello è stato strappato all’affetto dei suoi familiari a soli 24 anni, nel fiore degli anni. Aveva una vita davanti a se, progetti, amori e soprattutto tanta vitalità barbaramente interrotta quella maledetta sera del 17 luglio scorso. Non vogliamo vendette, chiediamo solo di avere certezza della pena. Continueremo la nostra battaglia nelle altri fasi di giudizio” .
Tanta amarezza anche tra gli amici di Calogero. “ Ci aspettavamo una pena esemplare soprattutto alla luce dell’interesse mediatico nazionale – commenta Pietro Bennici, uno dei migliori amici di Calogero – non dimentichiamo che per settimane del caso si occuparono i principali programmi di approfondimento di Mediaset e Rai. Adesso ai familiari e a noi amici cosa resta? Solo tanta amarezza per un amico speciale che non potremo mai più riabbracciare”.
Continua l’amarezza con Maria, che commenta così la sentenza: “Calogero è stato ammazzato mentre stavano semplicemente vivendo. Oggi, come ogni giorno, a causa dei comportamenti irresponsabili di chi non sa dare il giusto valore alla vita umana persone speciali come Calogero vengono uccise senza nessuna pietà. Ci chiediamo, perché chi governa non consideri una priorità cambiare le attuali leggi penali in materia , infliggendo una giusta pena di fronte a comportamenti irresponsabili? E’ un dovere dello Stato, ad ogni morte provocata deve seguire inevitabilmente una pena equa e certa”.
Il giovane omicida attualmente è detenuto nel carcere minorile di Palermo. In questi mesi l’omicida di Calogero Giardina si è detto pentito e attraverso una lettera ha chiesto perdono ai familiari della vittima. Questo il testo della missiva: “Dopo avere avuto il tempo e le condizioni per potere riflettere e pensare su quanto accaduto quella maledetta notte del 17 luglio ho capito quanto male ho commesso. Sono consapevole di non avere il diritto di chiedere nulla a quanti stanno soffrendo in questo momento per le disperate condizioni di Calogero, ma sento la necessità, nonostante ciò, di chiedere perdono per quello che è successo. Forse nessuno potrà credermi, ma non avevo intenzione di provocare tanto dolore e non potevo capire le conseguenza che le mie azioni potevano avere. Non faccio che desiderare di potere tornare indietro nel tempo a quel maledetto sabato sera e desiderare di restarmene a casa così da impedire quello che è successo. Anche se non ne ho il diritto, prego ogni giorno affinché le condizioni di Calogero migliorino e possa ritornare presto a casa ad abbracciare i suoi cari, in modo da diminuire il mio senso di colpa. Forse nessuna di queste mie parole sarà ascoltata e forse nessuno crederà al mio pentimento, ma sento la necessità di esprimere tutto il mio dispiacere”.