“Fratelli di Roma e del mondo intero, buongiorno e buon Natale”. Con la semplicità alla quale ci ha abituati, Papa Francesco ha salutato la piazza San Pietro gremita, forse più di centomila fedeli, per il messaggio Urbi et orbi di Natale. Il pontefice affiancato dal cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, e dal cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato Vaticano, ha invitato tutti i fedeli ad associarsi “al canto di pace che è per ogni uomo e donna che spera in un mondo migliore, che si prende cura degli altri cercando di fare umilmente il proprio dovere”.

“In questo giorno illuminato dalla speranza evangelica che proviene dall’umile grotta di Betlemme, invoco il dono natalizio della gioia e della pace per tutti: per i bambini e gli anziani, per i giovani e le famiglie, per i poveri e gli emarginati. Gesù, nato per noi, conforti quanti sono provati dalla malattia e dalla sofferenza; sostenga coloro che si dedicano al servizio dei fratelli più bisognosi. Buon Natale a tutti!”.


“In questo giorno auguro a tutti di riconoscere il vero volto di Dio, il Padre che ci ha donato Gesù. Auguro a tutti di sentire che Dio è vicino, di stare alla sua presenza, di amarlo, di adorarlo. E ognuno di noi – ha detto – possa dare gloria a Dio soprattutto con la vita, con una vita spesa per amore suo e dei fratelli”.

“La vera pace – ha detto il Papa – non è un equilibrio tra forze contrarie. Non è una bella facciata, dietro alla quale ci sono contrasti e divisioni. La pace è un impegno di tutti i giorni, ma la pace è artigianale, che si porta avanti a partire dal dono di Dio, dalla sua grazia che ci ha dato in Gesù Cristo. Guardando il Bambino nel presepe, bambino di pace, pensiamo ai bambini che sono le vittime più fragili delle guerre, ma pensiamo anche agli anziani, alle donne maltrattate, ai malati. Le guerre spezzano e feriscono tante vite!”.

Il conflitto in Siria, denuncia il Papa, ha spezzato “troppe vite”, si risparmino “altre sofferenze al popolo”, “le parti in conflitto mettano fine ad ogni violenza e garantiscano l’accesso agli aiuti umanitari”. Preghiamo anche con i credenti di altre fedi, per la pace in Siria. “Troppe vite – ha detto il Papa nel messaggio “alla Città e al mondo” – “ne ha spezzate negli ultimi tempi il conflitto in Siria, fomentando odio e vendetta. Continuiamo a pregare il Signore perché risparmi all’amato popolo siriano nuove sofferenze e le parti in conflitto mettano fine ad ogni violenza e garantiscano l’accesso agli aiuti umanitari”.

“Abbiamo visto – ha aggiunto il Papa riferendosi agli esiti della veglia interreligiosa di preghiera per la Siria da lui indetta questo autunno – quanto è potente la preghiera! E sono contento che oggi si uniscano a questa nostra implorazione per la pace in Siria anche credenti di diverse confessioni religiose. Non perdiamo mai il coraggio della preghiera! Il coraggio di dire: Signore, dona la tua pace alla Siria e al mondo intero. E anche ai non credenti invito a desiderare la pace, con il suo desiderio, quel suo desiderio che allarga il cuore, tutti uniti, o con la preghiera o con il desiderio, per la pace”.

Repubblica centraficana, Sud Sudan, Nigeria, c’è tanta Africa nella invocazione di pace di papa Francesco. Insieme a una invocazione al “Principe della pace”, perché converta “ovunque il cuore dei violenti perché depongano le armi e si intraprenda la via del dialogo”.

“Dona pace – ha detto il Papa latinoamericano – alla Repubblica Centroafricana, spesso dimenticata dagli uomini. Ma tu, Signore, non dimentichi nessuno! E vuoi portare pace anche in quella terra, dilaniata da una spirale di violenza e di miseria, dove tante persone sono senza casa, acqua e cibo, senza il minimo per vivere. Favorisci la concordia nel Sud-Sudan, dove le tensioni attuali hanno già provocato diverse vittime e minacciano la pacifica convivenza di quel giovane Stato”.

“Tu, Principe della pace, – ha proseguito – converti ovunque il cuore dei violenti perché depongano le armi e si intraprenda la via del dialogo. Guarda alla Nigeria, lacerata da continui attacchi che non risparmiano gli innocenti e gli indifesi”. In un passaggio successivo ha citato il  Corno d’Africa e l’est della Repubblica Democratica del Congo, circa il problema dei rifugiati.

“Benedici la Terra che hai scelto per venire nel mondo – è l’invocazione del Papa a Dio, principe della pace – e fà giungere a felice esito i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi. Sana le piaghe dell’amato Iraq, colpito ancora da frequenti attentati. Dona speranza e conforto ai profughi e ai rifugiati, specie nel Corno d’Africa e in est Repubblica Democratica del Congo”.

Bergoglio ha invocato “accoglienza” per “i migranti” in cerca di dignità , e che “tragedie come quelle di quest’anno, con i numerosi morti a Lampedusa, non accadano mai più!”. “Dona speranza e conforto ai profughi e ai rifugiati, specialmente nel Corno d’Africa e nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Fà che i migranti in cerca di una vita dignitosa trovino accoglienza e aiuto. Tragedie come quelle a cui abbiamo assistito quest’anno, con i numerosi morti a Lampedusa, non accadano mai più!”. Subito prima aveva chiesto protezione per i cristiani perseguitati: “Signore della vita proteggi quanti sono perseguitati nel tuo nome”.

Il Papa ha chiesto a Dio di toccare “il cuore di quanti sono coinvolti nella tratta di esseri umani, affinché si rendano conto della gravità di tale delitto contro l’umanità. Volgi il tuo sguardo – ha detto – ai tanti bambini rapiti, feriti e uccisi nei conflitti armati, e a quelli trasformati in soldati, derubati della loro infanzia”. “O Bambino di Betlemme, – ha pregato il Papa durante il messaggio natalizio – tocca il cuore di quanti sono coinvolti nella tratta di esseri umani, affinché si rendano conto della gravità di tale delitto contro l’umanità. Volgi il tuo sguardo ai tanti bambini che vengono rapiti, feriti e uccisi nei conflitti armati, e a quanti vengono trasformati in soldati, derubati della loro infanzia, assiti le vittime delle calamità naturali come è accaduto il popolo filippino”.

“La cupidigia e l’avidità sfruttano il nostro Paese. Fermiamoci davanti al bambini di Betlemme e lasciamo che il nostro cuore si commuova, senza paura, perchè abbiamo bisogno che il nostro cuore sia riscaldato dalla tenerezza di Dio. Abbiamo bisogno delle sue carezze, perchè non fanno ferite ma concedono pace e forza”.