La stagione estiva è alle porte e i naturisti preparano i loro bagagli (più leggero della media) in direzione di spiagge e luoghi destinati al nudo. Tra questi, anche quest’anno, la Sicilia è assente.
Temperatura ideale, oltre mille chilometri di coste e un clima consono alla causa per almeno cinque mesi l’anno fanno dell’Isola una meta ideale ma non bastano ad assicurare quel flusso turistico proveniente da tutta Europa, che in altri Paesi – Francia, Spagna e Croazia in primis – incide in maniera significativa sul Pil nazionale. Manca, infatti, un riferimento normativo che metta al riparo il naturista da eventuali denunce relative alla pratica nudista.
“L’Italia è l’unico Paese europeo in cui le istituzioni continuano ad ignorare un ‘fenomeno’ in continua crescita – spiega Leonardo Rosso, presidente dell’associazione Unione Naturisti Siciliani –. In particolare, in Sicilia molte istituzioni (regione ma anche amministrazioni comunali) hanno dimostrato un apertura se non ai nostri principi, almeno al turismo ad esso collegato. Un apertura solo verbale perché fin ora non abbiamo visto nessun risultato”.
Il riferimento è al disegno di legge regionale presentato nel marzo 2013 dal deputato Edy Tamajo (Drs) per l’individuazione di aree naturiste libere in Sicilia e la realizzazione di strutture pubbliche e private. Ma il suo iter di approvazione è ancora fermo.
“Mentre alcune regioni italiane si stanno organizzando per accogliere naturisti Italiani e stranieri, i nostri politici siciliani continuano a perdere tempo impedendo una crescita economica per la nostra splendida terra”, attacca Rosso.
Intanto, con l’avvicinarsi dell’estate il dibattito su “naturismo sì, naturismo no” sembra riproporsi ogni anno con maggior vigore, tra favorevoli e contrari a una pratica che, piuttosto che una moda, si autodefinisce come uno stile di vita sano, naturale, educativo e familiare. “La nudità rappresenta solo una componente e ad essa non si associa nessuna forma di comunicazione sessuale“.
Il rispetto, verso sé stessi, gli altri e l’ambiente prima di tutto: “Le spiagge da noi frequentate – precisa il presidente di Uns – sono isolate, difficilmente raggiungibili e la presenza di gente in costume (chiamata in gergo naturista “tessili”) è pressoché assente. Ciò permette di rispettare quanto espresso dall’ordinamento giuridico, nonché coloro che avendo una visione diversa della nudità si sentirebbero offesi dalla nostra presenza”.
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