A distanza di quasi un anno dalla firma del protocollo del 28 novembre 2013 che portò alla revoca del fermo da parte di Unatras e Anita e vide invece tutte le altre associazioni contrarie (Aitras, Trasportounito, Assiotrat, Assotrasport e i movimenti autonomi degli autotrasportatori) i fatti ci hanno dato ragione. Abbiamo infatti sempre ritenuto che quel protocollo non serviva a nulla se non a far prendere tempo al Governo.
Questa mia riflessione non è finalizzata a ricercare colpevoli, ma cerco solo di far comprendere che quando si fanno denunce contro la nostra categoria o la si ostacola in qualunque modo per il solo scopo di difendere le proprie pretese nei confronti del Governo – pretese che seppur soddisfatte non avrebbero di certo fatto la differenza nell’autotrasporto – il risultato è solo quello di indebolirla e di questo indebolimento non ne giova nessuno. Il trattamento riservato il 16 settembre scorso alle associazioni nazionali ne è la conferma: i sindacati, dopo 10 mesi di attesa, confidavano nel rispetto, seppur tardivo, del protocollo del 28 novembre 2013, invece non solo non hanno partecipato alla riunione né il Ministro né il Sottosegretario, ma gli hanno anche mandato a dire attraverso Girlanda che di quel protocollo non se ne faceva niente (neanche il coraggio di dirlo in faccia).
Oggi, le associazioni che non hanno sottoscritto quel protocollo perché già ne prevedevano l’infausta fine, potrebbero ritenersi soddisfatti di questa sconfitta di Unatras e Anita, ma non farebbero altro che ripetere il loro errore, ovvero continuare ad indebolire la categoria. Non vogliamo questo. Riteniamo che invece sia arrivata l’ora di ripartire da zero, sederci attorno a un tavolo, stilare un elenco di provvedimenti urgenti per l’autotrasporto, consegnarlo al Governo e dargli delle scadenze precise per attuarli, con il preavviso chiaro e deciso che, ove le richieste venissero disattese, si andrebbe al fermo nazionale.
Salvatore Bella Aitras