giornaleVe lo ricordate questo articolo a quattro colonne apparso un autorevole quotidiano siciliano? Titolava: Scuola De Amicis, scatta il piano sicurezza!!!

L’amministrazione per bocca dei suoi rappresentanti recitava testualmente: “rendere più sicura la zona esterna della scuola specialmente nelle ore di punta , consentire ai genitori un’attesa più comoda ed guardare in prospettiva al benessere fisico dei giovani alunni… bla bla bla. Non continuiamo a recitare quanto dichiarato in quell’articolo, ma ne facciamo una sintesi. Rivisitazione piano traffico via De Gasperi, apertura cancello laterale, progettazione, tensonstruttura e individuazione fondi,  ed infine la realizzazione della pensillina per potere fare riparare i genitori durante le giornate piovose. Cosa si è fatto di tutto questo? Niente, nulla!!! Anzi una cosa si è fatta, ma sarebbe stato meglio non farla ;


scuolauna pensilina che piuttosto che riparare i genitori dalla pioggia, crea l’effetto cascate del Niagara. Tutti i genitori ci stiamo mobilitando affinché l’impresa che ha realizzato tale mighiata, la tolga, per consentire ai genitori di passare e non subire l’effetto cascata con decine di litri che si riverseranno sulla testa dei nostri bambini.

A proposito del piano traffico: sono scomparse le transenne, il traffico è più caotico di prima, del cancello laterale nessuna traccia e la tensostruttura forse verrà commissionata alla Lego. Ma dico io anche con i bambini? Noi genitori non saremo teneri su questa faccenda e io personalmente in quanto componente del consiglio d’ istituto chiederò la convocazione di un consiglio di istituto straordinario per discutere queste faccende e anche altre e quando dico altre, qualcuno sa a cosa mi riferisco.  Quando alle parole non seguono i fatti, queste diventano chiacchiere.

A proposito di chiacchiere, in Viale della Vittoria si aspettano ancora le strisce pedonali.

Concludo dicendo che il silenzio, l’indifferenza, l’ignorarci, non sarà una soluzione per alcuno. Su questo argomento si farà un articolo ogni tre giorni fino a quando le chiacchiere non torneranno a essere parole, e le parole fatti. Questo è l’unico caso in cui  si può dire che “con i bambini non possiamo giocare”. Ad maiora

Cesare Sciabarrà