Ho ricevuto una missiva che non posso fare a meno di pubblicare per la lucidità del contenuto, per la precisa disamina che il nostro lettore  fa di quanto accaduto , ma sopratutto di quanto potrebbe accadere . Egli, avendola indirizzata alla mia persona, mi corre l’obbligo di condividerla  con tutti i lettori di Canicattiweb.

Cesare Sciabarrà


 

Caro Cesare,

archiviamo un anno difficile, tappa dura di un percorso che lascia poche speranze e, assai probabilmente, preludio di ulteriori difficoltà che, nel nuovo anno, potrebbero travolgere quel che di positivo ancora rimane. Ammesso che ne rimanga.

C’è poco da piangere, da protestare, da fare i soloni della contabilità leggendo, in modo strumentale, il bilancio del Comune per evidenziare ovvie criticità che qualche movimento politico pensa di utilizzare per coprire proprie debolezze interne (è un eufemismo) e sperare che anche nella nostra città balenino raggi che possano evidenziare le facciate pulite di edifici dalle fragilissime fondamenta che, alle prime piogge, crollano dappertutto. Ma è anche dannoso che più navigati rappresentanti, itineranti da un partito all’altro, sperino di fondare proprie fortune elettorali sulle difficoltà del nostro Comune.

Non serve versare lacrime sulle scuole che doverose prudenze impongono di chiudere per una serie di leggi e leggine e circolari e direttive che una Nazione, in ossequio talvolta ad esasperati formalismi, emana e impone a chiunque di rispettare.

Oggi è d’obbligo l’invito ai maestri dei piagnistei, alle prefiche di professione, di deporre le armi della demagogia, di smetterla con la colpevolizzazione indiscriminata dei “fondi comunitari” perduti. Come se il mancato ricorso a tali fondi fosse la causa dei nostri mali. Al contrario, io penso che dobbiamo proprio ben guardarci dai “fondi europei, statali o regionali” (ovviamente, quelli non produttivi di lavoro e di ricchezza) cui spesso si è attinto per realizzare inutili strutture che, poi, non vengono o non possono essere utilizzate per mancanza di risorse finanziarie. Strutture costruite con “fondi extracomunali”, per una percentuale, e con mezzi propri dei Comuni per la differenza, propensi come sono stati taluni amministratori del passato ad indebitare il nostro Comune (per la parte dei costi ad esso riferiti) per realizzare inutilizzabili “parcheggi sotterranei”, demagogici “centri sociali”, ingestibili “Palazzi della legalità” (la Badia) o “Palazzi della cultura” (San Domenico). Per non parlare di inutili ed inutilizzate “Case di Riposo per anziani” che solo situazioni emergenziali di altri enti o uffici (Carabinieri, Vigili del Fuoco) hanno consentito di rendere utili. E poi, ancora, inutilizzate piscine comunali, dispendiosi recuperi di Teatri il cui esiguo numero di posti rende antieconomico il loro utilizzo con le attuali modalità gestionali. La lista potrebbe ancora continuare. Di queste opere, caro Cesare, ci rimangono soltanto le rate dei mutui da pagare.

Persino molti di coloro che oggi rischiano di non poter percepire gli stipendi sembra che mostrino scarsa sensibilità verso un impegno lavorativo che non basta che si limiti all’espletamento del “minimo contrattuale”. Occorre che si faccia di più, che si produca di più. Sogno un nuovo anno in cui nessun dipendente comunale dica “questo è il mio diritto”. Ma finalmente si dica, “io svolgo il mio dovere”. E’ ovvio che, per fortuna, vi sono tanti dipendenti comunali che fanno molto più del loro dovere. Auguro un nuovo anno in cui anche le forze sindacali si rendano conto che non vi sono più tette da mungere e che non vi sono più premi da distribuire né soldi per pagare chi deve valutare gli ipotetici percettori dei premi stessi. Sarebbero piccoli segnali positivi verso l’auspicato cammino al difuori del tunnel in cui ci siamo cacciati.

Si esamini la possibilità di rendere produttivi quei palazzoni di San Domenico e della Badia o i fantomatici “centri sociali” locandoli, ove possibile, ad enti o, comunque, a chi potrà assicurare al Comune un reddito. Altrimenti la loro utilizzazione diretta comporterebbe costi che il Comune non può permettersi.

Noi cittadini dobbiamo ricordarci, però, che siamo utenti di servizi che il Comune eroga e che noi abbiamo il dovere di pagare, senza meschine o sofisticate furbate.

Auguro che si faccia un patto tra le forze politiche. Un patto onesto, senza che nessuno speculi per ottenere vantaggi per la propria parrocchia. Si firmi una tregua per il bene della città. Questo patto potrebbe consentire di rintuzzare le ingerenze di onorevoli caporali di provincia che nella nostra città vorrebbero dettare l’agenda della vita amministrativa, ma anche di evitare che canti ammaliatori di antiquate sirene terrestri possano distrarre gli amministratori dall’esecuzione di programmi utili alla città. Si faccia un nuovo milazzismo comunale, con un patto tra tutte le forze politiche e sindacali, col coinvolgimento dei dirigenti e dipendenti comunali, con il contributo di imprenditori e di uomini della cultura operativa. Sono certo che una città dalle mille risorse, come Canicattì, riuscirà a trovare le vie d’uscita per migliorare la nostra vita, ma soprattutto quella dei nostri figli, pur nelle difficoltà generalizzate del sistema Italia.

Il palazzo offre condizioni culturali ed etiche per coltivare questi sogni.

Auguri a tutti.

Bastiancontrario