Arriva, in Sicilia, la riforma della dirigenza regionale. Meno dirigenti, meno postazioni “di comando”, una macchina amministrativa più snella e una fascia unica in modo da poter scegliere i dirigenti generali dei dipartimenti prioritariamente all’interno dell’amministrazione senza ricorrere all’esterno. E con la riforma arrivano anche i concorsi e le nuove assunzioni. Questa l’idea dell’assessore regionale alla funzione Pubblica e alle Autonomie Locali Andrea Messina che ci racconta il percorso di una riforma che cammina lenta all’Ars ma lancia, dallo studio di Talk Sicilia, anche un allarme: Nessuno vuole più lavorare alla Regione e i vincitori di concorso addirittura rinunciano al posto fisso perché lo stipendio è troppo basso e c’è troppo lavoro da fare.
La riforma della dirigenza
Ma andiamo per ordine nel raccontarvi la lunga intervista di Messina a BlogSicilia, partendo da una riforma che stenta ad approdare fra gli scranni di sala d’Ercole
“La riforma della dirigenza già è stata redatta, ha ricevuto già anche il parere positivo delle due Commissioni di merito, la prima Commissione Affari istituzionali e la seconda Commissione Bilancio e adesso è pronta per essere calendarizzata in Aula e ritengo che subito dopo la Finanziaria dovrebbe essere al centro del dibattito. Il quando è una competenza che spetta al Presidente dell’Assemblea Noi abbiamo detto che c’è una certa urgenza anche perché chiaramente la riforma ci permetterà poi di bandire i nuovi concorsi per i dirigenti e di supplire alle gravi carenze che in questo momento la Regione sta registrando. Quindi, non v’è dubbio che c’è una urgenza oggettiva dettata dall’esigenza di dotare i Dipartimenti anche di tutti i dirigenti che in questo momento mancano”.
“La riforma praticamente prevede una fascia unica. In questo momento ci sono nell’attuale normativa tre fasce di cui una è già del tutto esaurita da tempo, la seconda è quasi in esaurimento e quindi esisterà solamente una terza fascia. Ricordiamoci che quando devono essere nominati i direttori generali per legge in questo momento si dovrebbero nominare in ordine di fasce, quindi se ce ne sono in prima fascia bisogna dare priorità a quelli e così via. Questo spesse volte ha determinato una serie di contenziosi che purtroppo poi hanno anche ritardato l’azione amministrativa. Noi invece stiamo prevedendo, dopo una opportuna discussione con la funzione pubblica nazionale, una fascia unica che superi questa impasse”.
Si tratta anche di contrastare lo spopolamento della dirigenza regionale “Ogni anno i dirigenti diminuiscono sempre di più. Solo quest’anno ne avremo 60 in meno perché vanno in pensione. Fatta la riforma potremo procedere anche ovviamente alle nuove assunzioni bandendo i nuovi concorsi. Daremo, così, la possibilità poi ai governi del futuro di poter selezionare i dirigenti generali da questa unica fascia”.
“Parallelamente si sta facendo anche una riorganizzazione dei servizi e delle attività e quindi non v’è dubbio che nell’ottica futura chiaramente ci sarà anche una razionalizzazione di tutti i servizi: ci saranno meno dirigenti rispetto a quelli del passato e la nuova struttura sarà parametrata ai servizi attuali”.
La carenza di personale
“Diciamo la verità, in questo settore qualcosa è già qualcosa è stato fatto. Noi in questi ultimi due anni abbiamo proceduto ad assumere circa un migliaio di nuovi lavoratori frutto anche dei concorsi che abbiamo trovati già banditi dal precedente Governo. Proprio questa settimana abbiamo assunto gli ultimi 210 nuovi lavoratori che chiaramente da domani ci aiuteranno nell’azione di rinnovamento dei nostri uffici. E’ stata fatta un’azione di reclutamento che è ancora in corso.Sono previsti anche per il prossimo futuro nuovi bandi che dovrebbero vedere la luce entro dicembre. Chiaramente i nuovi bandi vanno a coprire quei profili che in questo momento sono carenti, nel frattempo stiamo usando tutte le graduatorie che sono ancora aperte”.
Nessuno vuole più lavorare alla Regione
“Bisogna sfatare un mito: in questo momento gli stipendi dei regionali non sono molto alti. E noi negli ultimi scorrimenti, sia quest’anno che anche l’anno scorso, abbiamo registrato circa un terzo di rinunce da parte di nostri giovani che avevano vinto i concorsi e che poi hanno rinunciato all’assunzione”.
“E’ successo anche questa settimana con questi ultimi 200 nuovi assunti. Noi facciamo gli scorrimenti delle graduatorie e convochiamo gli idonei ma al momento di firmare il contratto questi rinunciano, soprattutto i giovani. Rinunciano non al posto fisso ma al posto regionale perché in questo momento il compenso offerto dalla Regione Siciliana secondo il tabellare non può garantire uno stipendio appetibile. Quindi stiamo lavorando anche a un’attività di livellamento dello stipendio tabellare dei dipendenti della Regione altrimenti rischiamo fra qualche mese o fra qualche anno di ritrovarci con il deserto. Dobbiamo cercare di rendere la retribuzione in linea con quello delle altre Amministrazioni come Agenzia delle entrate o INPS che chiaramente in questo momento hanno più appetibilità”.
La mancata riforma delle ex province
Spostiamo l’attenzione sugli Enti Locali. Cominciamo dalle ex province. Le strutture intermedie attendevano una riforma che si è tentato inutilmente di fare per ben due volte senza riuscire.
“Proprio quest’anno siamo riusciti a far votare, sebbene di secondo livello, le nostre nove Province, ovvero tre città metropolitane e sei liberi consorzi. Era da oltre undici anni che le strutture erano commissariate. Intanto il primo risultato è che non ci sono più commissari ed è già un passo avanti”.
“Parlando, invece, dei Comuni noi come Assessorato Autonomie locali abbiamo due compiti principali che sono da un lato quello di trasferire la risorsa economica per poter garantire la sussistenza e quindi gli obiettivi minimi di ogni ente locale. Dall’altro lato, ovviamente, dobbiamo curare il controllo e la vigilanza sulla corretta gestione e la corretta amministrazione di questi enti. Ricordiamoci che purtroppo in Sicilia il ritardo più importante che noi stiamo cercando di evitare il più possibile è quello dell’approvazione dei bilanci consuntivi e soprattutto di quelli preventivi”.
“Viviamo in un periodo in cui lo Stato anticipa sempre di più la scadenza dell’approvazione dei bilanci che quest’anno è arrivata addirittura al 28 di febbraio. la conseguenza è che tutti quei comuni che al 28 febbraio non sono riusciti ad approvare i bilanci preventivi si trovano in difficoltà anche nel poter assumere impegni di spesa. Non v’è dubbio che questo determina una difficoltà da parte anche del cittadino che non riceve i servizi,che non vede gli adempimenti delle attività di manutenzione. Perché un Comune che non può assumere impegni di spesa vede ingessata ogni sua attività”
L’invio dei commissari ad acta
“Noi ovviamente abbiamo l’obbligo, oltre che il compito che la legge ci assegna, di nominare i vari commissari ad acta per il ritardo dell’approvazione del bilancio che poi vanno nei comuni e cominciano a stimolare, a sollecitare prima gli uffici e poi ovviamente anche gli organi politici come Giunta e Consiglio Comunale per una veloce e corretta approvazione dei bilanci. Ricordiamoci che tanti comuni, purtroppo in Sicilia quasi un terzo, si trovano in sofferenza, alcuni in riequilibrio, alcuni in dissesto, e quindi anche questa condizione determina un ritardo nell’approvazione dei bilanci”.
“C’è una dialettica forte con i Comuni tanto in conferenza delle autonomie locali quanto in altre sedi. Questo perché soprattutto l’ANCI (Associazione dei Comuni) chiaramente alza la voce e cerca di chiedere sempre maggiori risorse o maggiore attenzione nei confronti dei Comuni ma noi non siamo una controparte dei Comuni, piuttosto un organismo che finanzia gli Enti Locali e cerchiamo di collaborare con le Autonomie Locali sia dal punto di vista finanziario che da un punto di vista gestionale, per tutte quelle controversie che spesse volte si vengono a creare nell’attività amministrativa”.