matteo-renziTra proteste, polemiche e ritardi legati alla chiusura dello scalo di Fontanarossa per un atterraggio d’emergenza, il premier Matteo Renzi è arrivato a Catania. Ha incontrato il sindaco Enzo Bianco nel teatro Bellini per firmare il patto per il Sud. Ad accogliere la delegazione governativa in un teatro gremito sul palco anche l’orchestra e il coro del Bellini che ha eseguito la sinfonia e il coro ‘Guerra, guerra’ tratto dalla Norma.

“Catania è una città laboriosa, la ‘Milano del mezzogiorno’, slogan che hanno concretezza – ha aggiunto – ma è soprattutto bella. Con le sue piazze, le sue chiese, il suo rapporto con la cultura romana e greca – ha proseguito Renzi -. Guardandola torni a pensare a quanto è grande la storia di questo Paese. La storia meravigliosa non soltanto di Roma, Milano, Firenze, ma di tutte le città e i luoghi che segnano il Paese. Il tema dell’identità culturale non è soltanto un pezzo del bilancio economico del Paese, o un pezzo dell’orgoglio. Orgoglio – ha osservato Renzi – parola così poco di moda negli ultimi anni che deve tornare a occupare il vocabolario della politica”.

“Domani 1 maggio ci riuniremo a Palazzo Chigi e il Cipe assegnerà 3,5 miliardi di fondi: 2,5 alla ricerca e un miliardo alla cultura”, ha subito annunciato il premier. “Renzi è ora di pranzo… insisti sulla cultura o vai sul concreto.. insisto: identità culturale e orgoglio devono tornare ad avere residenza nel nostro Paese”.

“Negli ultimi 10 anni l’Italia non è cresciuta anche perché non ha speso i fondi Ue, ed è uno scandalo vergognoso avere buttato soldi nostri, avere sprecato nostre risorse”, ha poi aggiunto. “In Italia abbiamo degli straordinari banchieri ma abbiamo troppi banchieri. Bisogna avere il coraggio di dire che le banche devono fare il processo di accorpamento. Non è possibile che in ogni Comune ci sia una banca e consiglieri di amministrazione e poltrone. Vogliamo meno banchieri e più credito a imprese, famiglie e giovani che vogliono investire senza pensieri”.

“Non sto chiedendo il voto, dico che dobbiamo dare tutto e tutti il massimo e fare del nostro meglio per portare il Paese ad essere guida in Europa. Il nostro Paese ha le condizioni per togliersi di dosso questo atteggiamento di rassegnazione – ha esortato il premier -. Nei prossimi 2 anni ci sarà il modo e la possibilità perché le cose accadano. Perché la rassegnazione prenda la strada dell’esilio. Finché sarò a Palazzo Chigi non smetterò mai neanche per un momento di provare a chiedere a tutti i connazionali di ricordarci della grandezza della sfida a cui siamo chiamati”.

“Ciò che accade a livello internazionale chiama in ballo la questione culturale. Se l’Italia non farà mai mancare il proprio impegno, è anche perché ciò che è accaduto negli ultimi mesi in Europa non è soltanto un problema che viene dall’esterno, ma è un problema che nasce nelle nostre periferie”, ha detto Renzi riferendosi agli attentati terroristici.

“Chi ha ucciso a Charlie, al Bataclan, a Bruxelles non è venuto da fuori, ma sono persone nate, cresciute, educate nelle nostre scuole europee. In pezzi interi delle nostre comunità si è perso il senso dell’identità – ha aggiunto -. Laddove manca un luogo d’aggregazione identitario, è più facile che si creino situazioni di pericolo. La cultura è motore di difesa di libertà. Come ciascuno di noi sa. Vorrei invitare tutti gli italiani ad avere maggior orgoglio per ciò che siamo. I problemi non mancano. Il mondo chiede bellezza, e quindi chiede Italia. Dobbiamo renderci conto di quanto grande sia essere italiani e quanto sia fondamentale condividere questo patrimonio di valori”.

Poi un accenno all’emergenza migranti. “L’Africa è il continente con il maggior tasso di crescita. Alcuni Paesi hanno il tasso di crescita superiore a quelli di altri Paesi del Sud Est asiatico. Se attrezziamo l’Italia per un dialogo vero col Mediterraneo, se riusciamo a fare del Mediterraneo il cuore della nuova Europa, ci renderemo conto che questo è il modo concreto per evitare che nostri fratelli e sorelle muoiano in mare. Non ci si volta se qualcuno rischia di morire, ma si va ad aiutare”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio Matteo Renzi al Teatro Massimo Bellini di Catania.

“È un giorno importante per Catania, la Sicilia e il Sud, e il teatro stracolmo e la presenza di molti giovani dimostra che la città è qui”, ha detto il sindaco Bianco. “Siamo anche felici – ha aggiunto il sindaco – perché l’atterraggio di emergenza del Fokker 50 che ha causato il ritardo della cerimonia non ha fatto registrare danni alle persone per la bravura del pilota che ha fatto fronte all’emergenza creata da un guasto idraulico”

La seconda tappa in Sicilia per Matteo Renzi è la riapertura del viadotto Himera, sull’autostrada 19 Palermo-Catania. Il premier è giunto in elicottero da Catania ed è atterrato nei pressi dello svincolo di Scillato. Ad attenderlo i vertici nazionali e regionali dell’Anas, alcuni sindaci del comprensorio e l’assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Pistorio.

“Ci sono state polemiche quando abbiamo detto che saremmo venuti qua per riaprire il viadotto. Che venite a fare? Non è una inaugurazione. Esatto non è una inaugurazione. La nostra priorità numero uno è quella di riaprire le strade che erano chiuse e fare manutenzione per evitare che crollino”, ha detto il premier.

“Abbiamo fatto tutta questa strada per riaprire il viadotto? Sì, perché la Sicilia ha bisogno di serietà, di cose concrete, di puntualità e di manutenzione. I grandi progetti li abbiamo tutti – ha continuato -. Ma i grandi progetti verranno solo dopo quando i cittadini vedranno che la politica smette di buttare i soldi come i tanti fondi europei che sono stati buttati in questi anni. Come Anas c’è molto da fare. Prendiamo un impegno. Mai più scandali come quelli a cui abbiamo assistito. Mai più viadotti che crollano”.

“Il nostro approccio è semplice: prima si tiene in ordine quello che c’è con un sistema di investimenti di 800 milioni. Una volta che si è messo in sicurezza e si fa manutenzione si pensa al futuro – ha concluso -. Quali sono gli interventi per il futuro: i miliardi di euro per le infrastrutture per la Sicilia, poi un investimento per la banda larga e una volta che si è sistemata la Salerno Reggio Calabria e le strade in Sicilia possiamo porci il tema del Ponte sullo Stretto per garantire l’alta velocità tra Napoli e Palermo”.

Il viadotto sull’A19 fu chiuso al traffico, in entrambe le direzioni, il 10 aprile 2015 per lo smottamento della collina che aveva provocato danni ai piloni della struttura. Il successivo dicembre furono demoliti i 200 metri dell’Himera, in direzione Catania e cominciarono i saggi statici sulla parte rimasta in piedi per verificarne l’agibilità. I risultati hanno dato esito positivo e così oggi la corsia del viadotto in direzione Palermo è stata riaperta.

Nell’anno trascorso dalla chiusura, per collegare le due principali città siciliane all’inizio fu studiato un percorso alternativo che allungava la percorrenza di circa 45 minuti. Il 7 agosto scorso cominciarono i lavori per la costruzione di una bretella di 2 chilometri, inaugurata il 16 novembre. Il costo per la strada che va dallo svincolo di Scillato all’Himera è stato di 5,7 milioni.

Un lungo applauso accompagna il presidente del Consiglio quando dice che oggi ha portato un fiore a Pio La Torre come simbolo della lotta a tutte le forme di criminalità. “Questa è la battaglia che deve unire tutte insieme le persone perbene. Le vite spezzate non sono state la fine delle loro idee. Le loro idee di tutti gli uomini e le donne morti nella lotta camminanonsulle nostre gambe e noi dobbiamo esserne all’altezza”.

Renzi è in città per firmare il Patto per Palermo con il sindaco Leoluca Orlando e alla presenza del governatore siciliano Rosario Crocetta. “Questo patto per Palermo – spiega il presidente della Regione – è solo una quota del più generale patto per la Sicilia grazie al quale contiamo di ammodernare l’isola non solo sul fronte della infrastrutture e di dar vita a mille cantieri nei prossimi sei anni che daranno tanto lavoro e rotante infrastrutture utilizzabili dai siciliani creando di fatto progresso. Noi puntiamo a far crescere il Pil con questi fondi e con quelli comunitari 2014/2020”.

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando ha fatto gli onori di casa, introducendo il discorso del premier: “Caro presidente Renzi, noi a Palermo abbiamo messo a posto i conti della città e oggi ci sentiamo in grado in grado di parlare e di dissentire dall’autorità che ci viene imposta e chiediamo di poter crescere. Abbiano scelto la mobilità sostenibile come dimostrano queste linee del tram e le altre che realizzeremo con questi fondi grazie a questo patto”

“Ora – ha aggiunto Orlando – dobbiamo mettere a posto anche altro come ad esempio la vicenda Almaviva settore nel quale non si possono consegnare i lavoratori ad un mondo che crea condizioni al ribasso in danno proprio dei diritti dei lavoratori”.

Poi la parola è passata al premier: “Siamo qui per firmare un patto con delle cose precise. Sono cose sulle quali il sindaco di Palermo controlla il presidente del consiglio, il Presidente del consiglio controlla il sindaco di Palermo e I cittadini controllano entrambi sul rispetto dei tempi, delle opere e sulla loro fruibilità. Una parte della classe politica è stata campionessa di rinvii invece questo patto mette Nero su bianco tutto e se qualcuno non fa qualcosa gli si potrà chiederne conto. Nelle prossime settimane firmeremo un patto analogo con la Regione”.

Per Renzi “il Mezzogiorno non può essere raccontato come un insieme di problemi. Bisogna smetterla di piangerci addosso e parlare della bellezza dei paesaggi delle opere d’arte e guardare il bicchiere mezzo pieno. Dobbiamo sporcarci le mani per far ripartire il Mezzogiorno e la Sicilia”.

E riguardo alla riapertura del tratto stradale sul viadotto Himera, il premier ha spiegato: “Abbiamo inaugurato un viadotto qualunque non una grande opera non un’opera nuova.  Mi hanno chiesto che ci fa il presidente del consiglio a piccoli eventi come questo. Per me é  un segnale perché dobbiamo dimostrare che sappiamo prenderci cura di ciò che abbiamo non possiamo fare cadere tutto a pezzi. Questo è  l’inizio di un cambio di rotta”.

E infine Renzi ha anche voluto rivolgersi ai lavoratori di Almaviva, presenti all’officina insieme ad altre delegazioni di lavoratori, che rischiano di perder il posto di lavoro dopo l’annuncio della società di voler procedere a migliaia di esuberi. “Non dobbiamo dimenticare, però mai le persone. Viviamo grandi crisi aziendali come quella di Almaviva e i ragazzi del call center oggi sono qui fuori e oggi parlo anche con loro. Ma penso anche all’edilizia che è stata letteralmente dimezzata in questi anni per numero di occupati. Sono crisi sulle quali noi ci spendiamo ogni giorno che sono e restano al centro della nostra attenzione. Noi siamo qui dateci tutti una mano nell’interesse di tutti noi”.

Al termine del discorso del premier un lungo applauso ha salutato la firma del Patto prima che Renzi si allontanasse per salutare i manifestanti e andare via.