Non si puo’ fare finta di non vedere “le migliaia di anime che ogni anno perdono i loro corpi nelle acque del Mediterraneo. Possiamo tornare a essere uomini e donne responsabili. E’ arrivato il momento che l’Europa esca da se stessa, dai suoi muri e trincee che dividono l’uomo dall’uomo, e combatta la buona battaglia per ritrovare la sua identita’, i suoi valori piu’ alti e piu’ profondi, insieme”. E’ quanto ha sottolineato il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Caritas Italiana, nel suo intervento di apertura al seminario internazionale dal titolo: “Grecia, paradosso europeo, tra crisi e profughi”, che si e’ svolto nei giorni scorsi ad Atene. All’evento, organizzato da Caritas, Missio e Federazione degli organismi cristiani servizio internazionale volontario (Focsiv), hanno preso parte 150 delegati provenienti da diocesi italiane e greche. In Grecia, ha osservato il cardinale, citato dall’Osservatore Romano, la crisi economica frantuma “come una carie” la societa’, mentre decine di migliaia di profughi, dopo essere fuggiti da guerre e violenze, sono costretti a restare bloccati li’, in una sorta di “purgatorio”, con un’Europa “cieca e sorda”. Un’Europa che sembra oggi il “paradosso dell’uomo e del mondo, di un micro e di un macro, che non funzionano piu’ – ha affermato il porporato – perche’ hanno perso la loro rotta. Un’Europa che sembra frantumarsi tra nazionalismi e spinte di fuga, tra muri e interessi particolari, anteposti a tutto e a tutti gli altri, che svaniscono cosi’ nel nulla, fino all’oblio”. “Siamo ad Atene – ha ricordato Montenegro – per portare la nostra vicinanza di Chiesa al popolo greco schiacciato da una crisi economica che dura da oltre sei anni, con tutto il suo impatto anche a livello sociale e culturale e dalla fatica della gestione di una seconda crisi, di carattere migratorio, che ha avuto il suo culmine nel corso degli ultimi due anni”. Una crisi che “nel silenzio politico europeo, erode lo scheletro della societa’ greca, costringendola a un’osteoporosi sociale che la rende fragile e disorientata, capace di frantumarsi in migliaia di pezzi incoerenti sotto i continui colpi di un mondo indifferente”. Tutto cio’ si unisce alla crisi di migliaia di profughi bloccati in questa terra, che, secondo il porporato, “assume i contorni di un purgatorio d’espiazione a cui i profughi sono costretti dopo l’inferno, fatto di fuoco, violenze, di vite spezzate, vissuto nelle loro stesse case e nei loro bellissimi Paesi. Un purgatorio, questa Grecia, dal quale si affacciano migliaia di occhi che guardano con speranza a un paradiso, cieco e sordo, chiamato Europa”
Migranti, il cardinale Montenegro: “Europa sorda e cieca…”
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