giuseppe-di-stefanoSabato 19 novembre a Canicattì, presso la sede dell’associazione Athena, si è svolto l’incontro “Giovani per il NO: riflessioni sul Referendum Costituzionale”. Due interventi introduttivi hanno preceduto quelli dei giovani relatori.
Ha aperto la manifestazione l’avv. Giovanni Salvaggio, che ha preso spunto dal celebre affresco del Maccari “Cicerone denuncia Catilina” per fare un paragone tra ciò a cui aspira il premier Renzi attraverso la riforma da lui proposta e quanto tentato più di duemila anni fa dal congiuratore romano. Ha poi chiuso la propria riflessione parafrasando Cicerone: “Quousque tandem abutere, Renzi, patientia nostra?” (“Fino a quando dunque, Renzi, abuserai della nostra pazienza?”).
E’ quindi intervenuto il vice-segretario del Movimento Sociale Fiamma Tricolore Giuseppe Cammalleri, il quale ha evidenziato quale sarebbe la composizione del parlamento nel caso in cui dovesse vincere il SI, stigmatizzando il fatto che ad una minoranza politica possa essere attribuito un potere così ampio.
Il moderatore Enrico Salvaggio ha poi aperto il convegno spiegando le ragioni dell’iniziativa, che si fondano sulla strumentalizzazione che ha fin qui caratterizzato il dibattito politico sul referendum sia a livello nazionale che locale. Da qui l’esigenza di porsi l’obiettivo di informare i cittadini sulle questioni concrete sollevate dalla riforma e l’auspicio di avvicinare i più giovani ad un testo importante come la Costituzione.
L’analisi dei diversi punti della riforma è stata affidata al laureando in giurisprudenza Gianpaolo Greco e all’avv. Giuseppe Riso. Per ogni argomento selezionato, il primo ha descritto l’attuale funzionamento secondo quanto previsto dalla Costituzione, mentre il secondo ha chiarito cosa cambierebbe in caso di vittoria del SI e si è soffermato sugli aspetti critici. Si è così evidenziato che, in virtù del premio di maggioranza previsto dall’Italicum ed attribuito alla Camera a chi vince le elezioni, si corre il serio rischio di bypassare le proposte del Senato anche nelle materie di competenza di quest’ultimo. Ciò mette in risalto l’inconsistenza di alcuni slogan propagandati dai fautori del SI, come quello del risparmio (un Senato privo di veri e propri poteri rappresenta, al contrario, un costo inutile) e quello della tutela delle esigenze delle autonomie locali (le quali cedono il passo allo Stato nei casi, frequentissimi, di dissesto finanziario). La rinnovata modalità di elezione del presidente della Repubblica, inoltre, metterebbe a repentaglio il principio cardine di ogni stato di diritto, quello della separazione dei poteri, giacché favorirebbe l’elezione di un capo dello Stato filo-governativo e non più “super partes”, con gravissime ripercussioni sulle nomine dei giudici della Corte Costituzionale.
Dopo l’ampio approfondimento di carattere tecnico è intervenuto l’esponente giovanile del Movimento Sociale Fiamma Tricolore Giuseppe Di Stefano, il quale ha fatto notare come tutti quegli aspetti negativi sottolineati dai riformatori siano il frutto non di regole sbagliate ma della scarsa qualità dei politici eletti. Questi ultimi, al contrario, hanno dimostrato prontezza ed opportunismo ogniqualvolta hanno sentito l’esigenza di approvare leggi ad personam, aumenti di stipendi e altre questioni a loro care. A parere di Di Stefano è quindi opportuno ristabilire la verità e sottolineare come, passo dopo passo, ci stiano privando sempre più del diritto di scegliere i nostri rappresentanti, senza che al contempo ci sia un reale abbattimento dei costi (basti pensare alla province, le quali sono rimaste in vita sotto mentite spoglie senza che sia più consentito a noi cittadini decidere chi debba stare alla guida dell’ente).
L’incontro è stato chiuso dalle considerazioni conclusive di Enrico Salvaggio, che ha sottolineato che quello del “Comitato Nazionale per il No alla riforma costituzionale” non è un NO fine a sé stesso, ma si basa su un progetto di riforma che va nella direzione opposta rispetto a quella indicata dall’inconcludente e dannosa proposta Renzi-Boschi. Un progetto che mira a risolvere davvero alcune criticità dell’attuale Costituzione. Ad esempio, il fatto che il capo dello Stato sia un ostaggio della partitocrazia (come recentemente dimostrato dall’atteggiamento contraddittorio tenuto dal presidente Mattarella in merito alla legge elettorale). Al riguardo la soluzione che si propone è quella di introdurre l’elezione popolare diretta del presidente della Repubblica.