R.P. era una ragazza di 12 anni, che ha condotto una vita normale sino ai primi di ottobre scorso, da allora, a causa di una malattia, ha atteso invano il trapianto di cuore, ma l’organo non è arrivato, portandola alla morte cerebrale. A quel punto i suoi genitori hanno deciso di donare gli organi della figlia e salvare altre vite. È accaduto a Palermo, dove la bimba era ricoverata all’Ismett.

La bambina soffriva di difficoltà respiratorie e facile faticabilità, che di giorno in giorno peggioravano. Per questo motivo, è stata ricoverata in due ospedali, dove si è fatta la diagnosi di “insufficienza cardiaca con severa disfunzione del ventricolo sinistro” e trattata con la terapia medica. In assenza di un significativo miglioramento, è stata trasferita in Ismett di Palermo per  l’inserimento in lista d’attesa per trapianto cardiaco. Dal 28 novembre è rimasta in lista. Il 9 dicembre è stata sottoposta a impianto di assistenza meccanica biventricolare (cuore artificiale) e posta in regime di priorità nazionale per trapianto di cuore.


L’attesa di un organo compatibile con la giovane è stata vana: nessuna offerta durante il periodo di ricovero. Il 27 dicembre il quadro clinico è stato complicato da un’estesa ischemia cerebrale, che ha determinato una severa e progressiva compromissione neurologica, finita in morte cerebrale.

Quando, per l’aggravarsi delle sue condizioni, la bambina non è stata più idonea per il trapianto, i genitori con assoluta decisione e fermezza hanno accettato che gli organi della loro figlia fossero donati, “un estremo gesto d’amore dei genitori verso la loro bambina – dice il professor Bruno Gridelli, direttore dell’Ismett -. Un gesto con cui hanno voluto offrire ad altri l’opportunità di quella salvezza che è mancata per lei. Tutti noi siamo profondamente commossi e vicini alla famiglia e ammirati per lo straordinario esempio di grande altruismo e civiltà”.