Questo inizio primavera ha decretato la morte politica della Lega Nord. A poco serviranno gli appelli di Roberto Maroni per un repentino ricambio ai vertici del partito, oramai è tardi. Per il Carroccio sembra davvero compromesso il futuro politico. Paradossalmente era proprio la Lega che si atteggiava a paladina della legalità contro gli sprechi di “Roma ladrona”, e adesso il suo leader Umberto Bossi dovrà spiegare ai contribuenti il motivo per il quale i finanziamenti pubblici fossero utilizzati  per mantenere economicamente la sua famiglia.

Il Senateur si dichiara estraneo e inconsapevole, e prova miseramente ad innestare una caccia ai fantasmi al fine di smascherare i “filantropi” che a sua insaputa avrebbero provveduto al  sostentamento della famiglia Bossi; credo ci siano i presupposti per una risata collettiva.  Il logorato leader leghista rivendica inoltre di essere stato proprio lui a chiedere le dimissioni del tesoriere Belsito. A suo dire potrebbe essere stato addirittura Maroni ad aver architettato un piano ai suoi danni per subentrare ai vertici del partito.


Davvero un epilogo indecoroso, che comunque non dovrebbe stupire più di tanto: la Lega Nord, a parte demagogia e propaganda, ha sempre mostrato molta ambiguità. Adesso diventa interessante sapere cosa ne penserà l’elettore “padano medio”, che magari arriva a stento alla fine del mese per rispettare il carico fiscale reso ancora più gravoso dalla recessione in atto, per  poi scopre che le sue tasse sono servite per pagare l’affitto, l’assicurazione, le vacanze o la macchina sportiva del Trota. Direi che c’è né abbastanza da celebrare il funerale politico di Bossi e del suo movimento.

Fabrizio Vinci
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