È stata denominata “Showroom” l’operazione condotta dagli agenti della Squadra mobile di Catania, in collaborazione con i colleghi di Agrigento, che hanno messo a segno un duro colpo all’industria dei furti d’auto. Gli investigatori hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di dieci persone, ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti d’auto e ricettazione. Il provvedimento, emesso dal Gip di Catania, ha riguardato Orazio Puglisi, 49 anni, Agatino Zammataro, 35 anni, Domenico Parisi, 43 anni, Andrea Biffi, 24 anni, già sottoposto agli arresti domiciliari, Massimiliano Consoli, 35 anni, già detenuto per altra causa, Giuseppe Dainotti, 20 anni, Innocenzo Iacona, 48 anni, Maurizio La Marca, 30 anni, Luigi Tornambè, 41 anni, e Salvatore Nicotra, 40 anni,  questi ultimi due residenti nella provincia di Agrigento. Si tratta dell’epilogo di una indagine coordinata dalla Procura Distrettuale di Catania che ha comportato, tra l’altro, un complesso lavoro di intercettazione e decriptazione delle conversazioni tra due rappresentanti di una organizzatissima rete criminale capace di procurare, rubandole, qualunque tipo di auto che veniva successivamente “modificata” e reimmessa sul mercato. Sarebbe stato Salvatore Nicotra, dalla Città dei Templi, secondo gli investigatori, a telefonare a Orazio Puglisi o ad Agatino Zammataro utilizzando frasi convenute, come “acquistare presso l’autosalone” o “showroom”, che rappresentavano veri e propri “mandati” e indicavano il furto (“acquistare presso l’autosalone”) e il luogo dove lo stesso doveva avvenire (lo “showroom”). Che lo “showroom” fosse la città di Catania, gli agenti della Squadra mobile lo hanno compreso subito. Più difficile è stato individuare gli altri componenti della banda, che da Agrigento, dove Nicotra operava insieme a La Marca ed a Tornambè, arrivava a “ordinare” una determinata vettura indicandone il modello, il colore e persino l’anno di fabbricazione. E, tra le più richieste, le piccole, ma ambitissime, Fiat Panda e 500. A Catania, avrebbero operato Puglisi e Zammataro: la loro organizzazione utilizzava strumenti tecnologici, come le “centraline elettroniche” contraffatte, che non lasciavano scampo neanche ai sistemi di localizzazione satellitare.