La comunità di Aragona è sotto choc per la morte di Carmelo e Laura Mulone, di 9 e 7 anni, inghiottiti dall’enorme massa di fango, rovesciata dall’esplosione dei vulcanelli, all’interno della riserva naturale delle Macalube. Una tragedia avvenuta a causa dell’improvviso manifestarsi del fenomeno parossistico del ribaltamento della collina. Si è salvato il padre dei piccoli, Rosario Mulone, 46 anni, carabiniere in servizio nella vicina stazione di Joppolo Giancaxio. Tra le decine di soccorritori presunti nella riserva impegnati nella ricerca dei due fratelli, c’era anche il sindaco di Aragona, Salvatore Parello, “Siamo precipitati nel baratro – dice il primo cittadino -. Per il nostro paese la tragedia che si è consumata è immane. Sarà lutto cittadino, il giorno dei funerali di Carmelo e Laura, Aragona tutta si fermerà, tutti i negozi dovranno restare con le saracinesche abbassate. La Procura di Agrigento ha apertomacalube4 un’inchiesta: sul luogo del disastro era presente il sostituto procuratore Carlo Cinque.
“Non si è mai verificato nulla di paragonabile”. Lo dice il prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, davanti alla collinetta dove si è verificata l’eruzione che ha inghiottito una bimba di 7 anni, mentre il fratellino di 9 è disperso. La terra rimossa, zolle color antracite, occupa lo spazio di un campo di calcio. “Ad agosto scorso – spiega il prefetto – si erano verificati dei movimenti che avevano convinto i tecnici che gestiscono la riserva delle Maccalube di bloccare gli ingressi e le visite. Poi la situazione si era normalizzata e il divieto era stato rimosso”. “Altre volte – conclude Diomede – si erano verificate piccole esplosioni, ma nulla che potesse far presagire tutto questo”. La riserva naturale delle Maccalube di Aragona, nell’agrigentino, è gestita dall’associazione Legambiente. Fino a questa mattina non si erano mai verificati incidenti. Il sito è una meta tradizionale per visite di scolaresche, bimbi di scuole materne, elementari e medie. Nei mesi scorsi erano stati segnalati alcuni movimenti ma nulla che lasciasse prevedere tragedie di questa portata. Il direttore della riserva Domenico Fontana ha spiegato che si è trattato di un “ribaltamento”. In sostanza la collina è collassata su se stessa, creando una vera e propria tempesta di fango. “Non avevamo registrato un preallarme di alcun tipo, – ha dichiarato Fontana ai cronisti – mezz’ora prima i nostri operatori erano sulla collina e la situazione era del tutto normale”.
Pur essendo una collina millenaria, il fenomeno dei vulcanelli, con l’eruzione di gas e argilla, non è mai stato monitorato: non esistono centraline di osservazione nell’area. A dirlo è Mimmo Fontana, direttore della riserva di Macalube ad Aragona (Ag), dove è collassata la collina per l’esplosione dei vulcanelli con una enorme massa di fango che ha ucciso una bimba di 7 anni mentre il fratello è disperso. “La Regione – accusa Fontana – non ha mai finanziato i nostri progetti per mancanza di fondi”.
Alcune fratture e altri segnali visibili sul terreno indussero il gestore della riserva a interdire l’area per 15 giorni appena un mese fa: “Ad agosto abbiamo registrato delle lesioni e abbiamo deciso di sospendere gli ingressi mettendo dei cartelli, anche se – spiega Fontana – non possiamo impedire l’accesso perché parliamo di una riserva pubblica: noi facciamo da guida a chi lo richiede, ma non possiamo impedire gli accessi, una media di 10 mila visitatori all’anno”.
LA REPLICA. “L’area in cui è avvenuto la tragedia fa parte della riserva di Maccalube, ma non è demaniale in quanto acquisita da Legambiente nell’ambito di un programma Life. Per quanto riguarda le centraline di monitoraggio, la Regione ogni anno stanzia dei fondi per le riserve, Legambiente ne gestisce sei e se le riteneva necessarie poteva comprarle”. Così il dirigente generale del Dipartimento Territorio della Regione, Gaetano Gullo, replica al direttore della riserva Mimmo Fontana riguardo alle responsabilità sui controlli.
Per il dirigente generale, “le accuse alla Regione sono assolutamente fuori luogo”. “È uno scarica barile stupido – aggiunge – I vulcanelli non hanno mai rappresentato un problema e quanto accaduto non era prevedibile, ma è ingiusto scaricare responsabilità, ognuno si assuma le proprie”. Per le gestione della riserva di Maccalube, Legambiente riceverebbe circa 100 mila euro all’anno.
L’esplosione che questa mattina, poco prima di mezzogiorno, ha accompagnato la fuoriuscita di fango provocando la morte di due bambini nella riserva Macalube di Aragona (Ag), forse è stata rilevata dalla stazione sismica denominata Favr.
Questa stazione, appartenente alla Rete Sismica Nazionale (Rsn) dell’Ingv, è posta in località Villaggio Mosè, nel Comune di Favara (Ag), a circa 10 km dalla Riserva. Il nome Macalube (o secondo alcune versioni Maccalube) deriva dall’arabo Maqlùb che significa letteralmente “ribaltamento”, proprio per le sue caratteristiche geologiche di continua attività.
Proprio un ribaltamento del terreno si sarebbe verificato stamane sotto ai piedi dell’uomo coi due figli che stavano visitando la riserva. “Gli altri sismometri della Rsn – dice l’Ingv – sono posti a distanza maggiore e non mostrano, ad una prima analisi speditiva, segnali coerenti con l’esplosione. I fenomeni di esplosione legati alla nascita di vulcani di fango possono generare onde sismiche e onde acustiche e venire quindi identificati dai sismometri. Se fosse confermata l’origine del segnale come determinato dall’esplosione del vulcanello di fango, potremmo identificare l’orario preciso del fenomeno, che si collocherebbe intorno alle 11h 52′ e 30 secondi”.