integrazioneIl concetto di integrazione è un concetto preciso, concreto mai aleatorio. Integrazione significa far parte di una comunità in modo attivo, positivo, concreto, produttivo, edificante per chi si integra, accogliente per chi ospita. Tutto questo per dire una cosa molto semplice, legata a quelle idee e suggerimenti che non ci risparmiamo di dare. Nella nostra città sono nati centri di accoglienza come i funghi nel bosco. Vediamo orde di poveri cristi percorrere le nostre strade, spesso rischiando di metterli sotto con la macchina, o li vediamo ai semafori pietire  qualche centesimo tra il verde del semaforo e l’indifferenza di chi sta dentro l’auto. Una scena doppiamente penosa, sia per chi la subisce , sia per chi la commette. Spesso per l’incalzare della richiesta di qualche spicciolo e per il numero esagerato di questi poveri ragazzi presenti sul nostro territorio anche i più buonisti e i più tolleranti sbroccano.

Detto questo, voglio lanciare un’idea, un’ iniziativa che ha delle finalità precise; l’amministrazione dovrebbe in un tavolo comune con i direttori dei centri di accoglienza e con il coinvolgimento della prefettura, stabilire un protocollo di integrazione finalizzato a dare un ruolo civico e dignitoso a questi ragazzi e al contempo a migliorare molte delle vie della nostra città. Mi spiego con un esempio concreto oggetto di un precedente articolo ( clicca qui per leggerlo).L’enorme inferriata di via onorevole Giglia, la cosiddetta circonvallazione; immaginate che un gruppo di questi ragazzi extracomunitari con pittura e pennello si adoperino a pitturarla tutta per intero. La scena sarebbe edificante non solo per loro, che comunque darebbero un contributo alla comunità che li ospita, ma sarebbe anche un segnale di distensione verso i cittadini che li vedrebbero  come valore aggiunto per la nostra comunità. A questo punto mi aspetto la solita osservazione: “ ma la legge non lo consente, bisognerebbe metterli in regola bla, bla bla” e menate di questo tipo. L’ostacolo è facilmente agirabile con un protocollo che preveda queste attività come forme di recupero e integrazione, magari con il riconoscimento di un bonus spesa/acquisti  da spendere presso le attività commerciali di Canicattì. Due piccioni con una fava. Far girare denaro all’interno del nostro paese, migliorare molti angoli della nostra città  e dare una dignità a chi ne è in cerca. Basta accattonaggio ai semafori, ma gente operosa che verrebbe vista sotto altri occhi. Questo è solo un esempio. Ne potrei citare a decine. Rifacimento delle striscie pedonali, sorveglianza davanti le scuole per l’attraversamento dei bambini e dei genitori, pulitura di tutte le sterpaglie ( che non ne mancano), manutenzione degli impianti sportivi etc etc etc. A chi mi dice che non è possibile, chiedo se è possibile fare finta di veder ragazzini di otto anni ai semafori sfruttati facendo finta di non vederli, se è possibile continuare a vedere le scene che si vedono ad ogni angolo, se è possibile continuare a non comprendere che questa gente o la integriamo (scusatemi un cinismo che non mi appartiene) traendone un  vantaggio o non se ne esce. Se è possibile tutto questo è possibile anche realizzare quanto fin qui detto. Saremmo un progetto pilota che altre città emulerebbero. E’ una operazione di onestà, che non prevede appalti, favori o cose del genere. Prevede solo la volontà di utilizzare il pensiero laterale. Sforzarsi di vedere le cose e le soluzioni da angolazioni che magari non avevamo mai preso in considerazione.


di Cesare Sciabarrà