Il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha avanzato la richiesta di condanna nei confronti di sei persone coinvolte nell’inchiesta Ponos, eseguita dai carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento nel novembre scorso, che avrebbe fatto luce su un’associazione a delinquere con a capo madre e figlia di origine slovacca dedita allo sfruttamento dei lavorati nei campi agrigentini, tra Campobello di Licata e Ravanusa.

Sei le richieste di condanna del pm

 

L’operazione, in un primo momento coordinata dalla Procura di Agrigento e in seconda battuta ereditata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, portò al fermo di otto persone. Le investigazioni, svolte con numerosissimi servizi di pedinamento e con un complesso sistema di intercettazione e di riprese video, hanno svelato l’esistenza di una complessa organizzazione che sfruttava senza scrupoli manodopera extracomunitaria per lavori agricoli di vario tipo su tutto il territorio agrigentino e anche oltre. Un fenomeno di caporalato, insomma articolato e con una solida struttura verticistica, che vedeva, come capi promotori cd organizzatori, due donne di origine slovacca, madre e figlia.

Il processo si celebra davanti il gup del Tribunale di Palermo Rosario Di Gioia. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Daniele Re e Francesco Scopelliti.