Ma siamo veramente al sicuro?

Il security manager uni 10459 Chiapparo Vincenzo  argomenta con una disamina tecnica: il tutto  supportato con la consulenza giuridica dell’ avv.Calogero Antonio Pennica del foro di Agrigento.


 

Questa è una domanda che spesso mi viene fatta dalle holding nazionali ed estere in cui ho operato in prima persona. La risponda è stata molto articolata tenendo conto della valutazione del rischio percepito sul campo operativo con ulteriore valutazione geopolitica

In Italia sono stato ingaggiato per conto di organizzazioni pubbliche che private per svolgere un risk assessment e risk management, dopo aver esaminato attentamente le criticità sul campo, ho riscontrato delle falle per la prevenzione di eventuali attacchi di natura terroristica nelle infrastrutture critiche, ad esempio LA MINACCIA TECNOLOGIA VEICOLATA A MEZZO DI DRONI, proprio su questo punto cercherò di argomentare una disamina.

La percezione della minaccia terroristica che incombe sui nostri cieli è sempre più alta così come i riflettori sono puntati ai singoli episodi che coinvolgono persone o luoghi simbolici, ad esempio l’atterraggio di un drone “ modello Phanton 2” sospetto atterrato nel  giardino della casa Presidenziale Americana nel 2015, simile episodio si è ripetuto a Tokio sul tetto dell’abitazione del Primo Ministro, il quadricottero trasportava materiale innocuo, tale episodio è stato simulato per scopo dimostrativo per testare il sistema di sicurezza interno in merito agli incedenti avvenuti nella centrale nucleare di FUKUSHIMA, ulteriore dimostrazione è stato l’atterraggio di un drone “ modello DJI Phanton nel 2017 nella portaerei Inglese HMS Queen Elizabeth.

Una relazione di EUROPOL sul rapporto terrorismo si evince la preoccupazione che attacchi simili possono verificarsi sul territorio Europeo, tale minaccia è in atto in Iraq e Siria, infatti l’America ha mobilitato immediatamente l’FBI coordinata dal Direttore Christopher Wray incentramdo l’argomento al congresso degli Stati Uniti d’America riferendo che terroristi avrebbero potuto impiegare droni per eventuali attacchi nei punti nevralgici del paese, tali affermazioni vengono anche discusse al Comitato del Senato per Homeland Security and Government affairs.

 

Infine in occasione del XVIII World Summit sull’ antiterrorismo sponsorizzato dall’ITC è stato simulato un attacco a mezzo drone ai danni del Vaticano, a valle di uno studio condotto da esperti dell’intelligence israeliano e componenti dell’IDF in considerazione del grande valore simbolico cristiano di tutto il mondo.

In Base la valutazione del team israeliano, esperto nella safety security  sì è simulato attacchi a infrastrutture critiche, quali ad esempio stazioni ferroviarie nei pressi dello Stato del Vaticano, minaccia veicolata per mezzo drone dal valore  di 700 dollari acquistato su amazon, questo esperimento ha dimostrato che queste apparecchiature sono in grado di creare minacce veicolate dal cielo.

Oggi l’impiego di questi innovativi vettori aerei è stato notevole, sia per l’avanzata tecnologia e affidabilità sistematica degli apparati radiocomandati, in Italia l’impiego e l’acquisto di questi prodotti è in crescita vertiginosa con una spesa di 15 milioni di euro e con più di 300 mila pezzi annui venduti al mercato civile e militare.

La Military Strategy di molti paesi, ha investito sui  UAVs, ritenendoli molti precisi nel rilevare informazioni di spionaggio, oltre ad impegnarli per attività di bombardamento tramite piccoli ordigni e in soccorsi di equipaggiamento sanitario e rifornimento viveri.

I droni impegnati sono molteplici, in alcuni casi anche personalizzati, modificati, autoprodotti tramite l’ausilio di stampanti 3D, altri ancora di libero commercio quali il tedesco Bormatec modello “Vamp”, l’aeromobile statunitense ad ala fissa X8 il quadricottero, “Sky Hunner “ della FPV ed il quadricottero cinese DJI “Matrice 100”.

Come sopra descritto, l’allarme emanato dagli apparati di sicurezza e dalle Forze di Polizia su un probabile uso di droni per eseguire attacchi esplosivi in occasione di eventi pubblici e infrastrutture critiche e da monitorare e disciplinare con norme adatte alla pericolosità che possono recare all’incolumità.

Da queste criticità il nostro paese ha messo in atto delle tecniche di contrasto che risultano abbastanza efficaci: sono infatti in grado di neutralizzare un’aggressione da parte di UAVs grazie al loro preventivo rilevamento prima del decollo per poi seguire l’apparecchiatura durante le fasi del volo e magari del rientro, in virtù delle emissioni di radiazioni termiche e onde acustiche provenienti dalle eliche.

Riguardo la possibilità di abbattimento in teatro operativo le tecniche sono diverse e tra quelle offensive si annovera l’uso di disturbatori di frequenze come il jammer strumento fulcro che và a colpire la trasmissione di video o foto (ovvero 433 MHz, 900-915 MhZ, 1.3 gHz, 2.4                GHz e 5.8 GHz) tali contromisure elettromagnetiche su cui transitano i comandi del UAVs rendono impossibile o quanto meno assai difficoltoso il pilotaggio del drone, ulteriore tecnica utilizzata è l’impiego di un altro drone con lo scopo di creare una “collusion effect” in volo quindi, creare l’abbattimento dello stesso. Nei casi più complessi dove la minaccia è rilevata con rischio alto vengono impegnati tiratori scelti col la mansione di abbattere il drone a mezzo di armi lunghe ad aria compressa.

E’ giusto evidenziare che la “HiforceTechnology” azienda italiana specializzata nell’intelligence avanzata sta investendo sulla ricerca, infatti l’ing. Fabio Caprabianca “ direttore scientifico” e il Dott. Luca Caruso “CIO dell’azienda” il security manager UNI 10459 Chiapparo Vincenzo “responsabile security intelligence” e l’avv. Calogero A. Pennica “consulente giuridico” sono in constante attività formativa per sviluppare nuove tecnologie basate sull’intelligenza ibrida   a contrasto del fenomeno minaccia veicolata a mezzo drone, gli studi fatti, afferma l’ingegnere stanno portando risultati eccellenti.

Oggi l’intelligenza ibrida gioca un ruolo di primaria importanza, infatti Hiforce technology ha in cantiere una creazione “Hi4Sec”, laboratorio di security intelligence avanzata, fra gli obiettivi del progetto si evidenziano anche lo studio di tecniche e tecnologie per la riduzione del rischio legata all’inibizione di dispositivi e sistemi UNMANNED  AERIAL VEHICLE a volo preimpostato o programmando.

Il security Manager UNI 10459 Chiapparo Vincenzo e il Dott. Luca Caruso CIO dell’azienda e il consulente giuridico Avv. Calogero A. Pennica affermano alla nostra testata giornalistica: se abbiamo un problema con la tecnologia, forse è ora di ammettere che la causa è tutta umana, perché sensori, dati e algoritmi non ci servono a gran che se non abbiamo buone idee, ma una soluzione c’è, è l’intelligenza ibrida, ed è proprio il momento per cominciare ad usarla insieme.

Il Team di Hiforce è in continua evoluzione in una StarTAP innovativa infatti, Il Direttore scientifico Ing. Caprabianca Fabio asserisce che le informazioni sono secretate ma può anticipare in via esclusiva il nome del prossimo progetto denominato “RISK REDUCED” che allo status quo è in fase sperimentale.

Insomma un modello tutto italiano nella vetrina mondiale del settore  “hybrid intelligence”

 

Di Chiapparo Vincenzo e Pennica Calogero A.