L’attività del settore industriale, che aveva ristagnato nel 2022, è diminuita nella prima parte del 2023. Secondo le elaborazioni della Banca d’Italia su dati Istat, la produzione industriale regionale, già in flessione nell’ultimo quarto del 2022, ha continuato a ridursi nel primo semestre del 2023, con un calo più intenso rispetto a quello registrato nella media del Mezzogiorno.

Il peggioramento della congiuntura regionale
Il peggioramento della congiuntura settoriale in Sicilia è confermato dai risultati del sondaggio condotto dalle filiali della Banca d’Italia tra settembre e ottobre che ha riguardato un campione di oltre 150 imprese industriali siciliane con almeno 20 addetti. Le aziende che nei primi nove mesi del 2023 hanno registrato un fatturato a prezzi correnti superiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente hanno ancora prevalso su quelle che ne hanno subito un calo, ma il saldo tra le due quote si è ridotto significativamente rispetto al 2022.

L’andamento è stato simile tra le classi dimensionali di impresa e ha riguardato anche le imprese esportatrici.

L’export delle imprese siciliane
Dopo la forte crescita degli ultimi due anni, nel primo semestre del 2023 le esportazioni di merci siciliane si sono ridotte del 17,2 % a prezzi correnti. La diminuzione è dipesa per circa il 90 % dal settore petrolifero che ha rappresentato i tre quinti dell’export regionale; il valore delle vendite del comparto è diminuito del 23,7 % a fronte di una riduzione delle quantità dell’1,3. Le esportazioni di prodotti non petroliferi si sono ridotte del 4,9%, diversamente dall’incremento osservato a livello nazionale; vi ha inciso soprattutto la contrazione nei comparti chimico e agroalimentare. La riduzione dell’export complessivo ha riguardato le vendite verso i paesi al di fuori dell’Unione europea e, tra i principali paesi dell’UE, la Francia, soprattutto in ragione di una maggiore diminuzione del valore delle vendite di prodotti petroliferi verso questi mercati di destinazione.

L’approvvigionamento di materie prime
In base ai risultati del sondaggio congiunturale, le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e beni intermedi che avevano caratterizzato la ripresa post-pandemica si sono progressivamente attenuate; meno di un quarto delle aziende ha registrato problemi di entità abbastanza o molto rilevante nei primi nove mesi dell’anno.

L’incidenza della spesa per i beni energetici
L’incidenza della spesa per beni energetici si è ridotta dopo il brusco aumento registrato nel 2022: la quota di imprese per le quali essa rappresenta oltre il 10% dei costi per beni e servizi, che lo scorso anno era raddoppiata e aveva superato i due quinti, si è significativamente ridimensionata (al 24%), a fronte di un corrispondente aumento della frazione di aziende per le quali il peso è inferiore al 5 % dei costi (salita a oltre la metà).

Investimenti, incentivi e PNRR
Nel corso del 2023 quasi due imprese su tre hanno realizzato investimenti in linea con i programmi che, a inizio anno, prefiguravano una riduzione della spesa rispetto al 2022; la quota di aziende che hanno investito più del previsto ha sostanzialmente eguagliato quella delle imprese che hanno rivisto i piani al ribasso. L’accumulazione di capitale ha beneficiato degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR): in base alle risposte fornite nel Sondaggio, nei primi nove mesi dell’anno oltre un terzo delle imprese ha ottenuto incentivi per l’acquisto di beni strumentali afferenti al programma Transizione 4.0, circa un quinto quelli per l’efficienza energetica e l’autoproduzione da fonti rinnovabili e una quota analoga ha segnalato di aver ricevuto altri incentivi (ad esempio quelli per la ricerca e lo sviluppo, l’internazionalizzazione o la formazione del personale).

Fonte: economie regionali – economia della Sicilia – aggiornamento congiunturale nov. 2023