Si apprende in questi giorni che la Sicilia rischia di perdere circa 900 milioni di euro. Risorse cruciali per infrastrutture e sicurezza del territorio, lo avrebbe deciso il Presidente della Commissione Trasporti Nino Germanà.

Il caso dei tagli infrastrutturali alla Sicilia si inserisce in un quadro più ampio di fragilità nei rapporti tra Stato, Regioni e, Comuni, con il Mezzogiorno spesso percepito come sacrificabile per esigenze di bilancio e velocità esecutiva.


Secondo il Governo, la rimodulazione nasce dalla necessità di accelerare la spesa pubblica: molti progetti in Sicilia sarebbero ancora in fase preliminare, mentre quelli del Nord risultano già cantierabili. Un criterio di efficienza, che però finisce per premiare le aree più avanti e penalizzare chi è in ritardo, per motivi spesso storici e strutturali.

Circa 900 milioni di euro inizialmente destinati a infrastrutture e manutenzioni sono stati sostituiti dalla Regione Siciliana a vantaggio di altri progetti nel Nord del Paese, dirottando gran parte delle risorse verso il Nord Italia, in particolare il Terzo Valico dei Giovi in Liguria e opere nel Nord-Est.

Ricordiamo, nell’interesse del territorio gelese: circonvallazione di Gela, l’ampliamento e ripristino del porto, la ferrovia Gela-Catania, l’autostrada Gela-Comiso-Siracusa e, Gela-Castelvetrano, inoltre la realizzazione di case popolari, tutte opere essenziali per lo sviluppo economico, commerciale, culturale del territorio. Un duro colpo che minaccia di rallentare pesantemente progetti già pianificati.

Un vecchio copione che si ripropone dal governo Giolitti fino ai giorni nostri (togliere alla Sicilia per dare al Nord). Le infrastrutture rappresentano un interesse collettivo di tutti i siciliani: occorre immediatamente un intervento correttivo, la Sicilia rischia di perdere una nuova occasione di crescita e di sviluppo.