ANAFePC, Accademia Nazionale per l’Alta Formazione e Promozione della Cultura, impegnata nella valorizzazione delle identità locali e della cultura del lavoro, ha avviato un Focus sui principali settori produttivi e sociali. Le riflessioni saranno condivise periodicamente per informare l’opinione pubblica, sollecitare le istituzioni e tutelare i lavoratori, contribuendo a prevenire la disoccupazione e a salvaguardare il patrimonio culturale e produttivo dei territori.

Alla luce delle criticità da noi recentemente evidenziate in un focus dedicato, l’attenzione torna oggi a concentrarsi sul comparto sanitario della Sicilia.


Manca meno di un anno alla scadenza dei fondi Pnrr destinati al potenziamento della sanità territoriale, e in Sicilia si registra un grave ritardo: nessuna università siciliana ha ancora attivato il Master in “Infermieristica di famiglia e di comunità”, titolo obbligatorio per partecipare al concorso pubblico per l’assunzione stimata di oltre 1.600 infermieri di famiglia. Secondo tale decreto, almeno un Infermiere di Famiglia dovrebbe essere presente ogni 3.000 abitanti, fungendo da figura professionale di riferimento per garantire l’assistenza infermieristica a diversi livelli di complessità, in stretta collaborazione con tutti i professionisti operanti nella comunità.

La nuova figura da assumere è prevista all’interno del Piano nazionale di riforma sanitaria territoriale (Dm 77/2022), con quasi 40 milioni di euro destinati alla sola Regione Siciliana. Il master richiede un anno intero di formazione (1.500 ore tra teoria e tirocinio). Siamo nel 2025, e il tempo stringe.

Il rischio è concreto: se non si riuscisse ad attivare per tempo questi corsi, tanti infermieri in possesso della laurea triennale, anche in attesa di occupazione, perderebbero un’opportunità concreta di lavoro e specializzazione. Che fine farebbero, in quel caso, i fondi destinati a queste assunzioni? Rimarrebbero inutilizzati? Sarebbero riallocati altrove?

Nonostante la Regione avesse formalizzato l’adesione al piano già nel 2022, nessuna misura concreta è stata adottata per incentivare questa formazione specialistica. Né da parte degli atenei, né da parte delle Asp.

“È inaccettabile che dopo anni di annunci e atti formali ci ritroviamo senza percorsi formativi attivi in Sicilia, mentre altre regioni si stanno già organizzando per garantire occupazione e servizi territoriali concreti” – dichiara Maurizio Cirignotta, Vicepresidente ANAFePC – “e noi invece continuiamo a restare fermi, perdendo tempo prezioso e opportunità per i nostri infermieri e per i cittadini”.

Una situazione che genera frustrazione, incertezza e profonda amarezza tra i professionisti sanitari. È ancora possibile intervenire, ma servono azioni urgenti e coordinate da parte della Regione, delle Università e delle Aziende sanitarie.

“Non comprendiamo come sia possibile che dal 2022 nessuno abbia ritenuto prioritario avviare una pianificazione reale per formare infermieri di famiglia e comunità, visto che parliamo di assunzioni previste da un piano europeo con fondi certi e finalizzati, che rischiano di non trasformarsi in posti di lavoro e servizi sanitari territoriali e domiciliari reali per la Sicilia” – conclude Calogero Coniglio, Presidente ANAFePC.